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Terremoti: quando e come comunicare l'emergenza?

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Quasi tutto il territorio italiano è a rischio di terremoto. Gli episodi più recenti sono quello dell’Aquila (2009), dell’Emilia (2012) e della Garfagnana (2013), con conseguenze diverse in termini di vittime e danni.
Un terremoto distruttivo più essere preceduto e seguito da periodi di intensa attività sismica. Sciami sismici sono molto frequenti nel nostro paese e possono durare per mesi e addirittura anni.

Author / translator Master in Scientific Journalisms and istitutional Communication, University of Ferrara

Quasi tutto il territorio italiano è a rischio di terremoto. Gli episodi più recenti sono quello dell’Aquila (2009), dell’Emilia (2012) e della Garfagnana (2013), con conseguenze diverse in termini di vittime e danni. Un terremoto distruttivo più essere preceduto e seguito da periodi di intensa attività sismica. Sciami sismici sono molto frequenti nel nostro paese e possono durare per mesi e addirittura anni. Il momento in cui i terremoti si manifestano non è comunque prevedibile, almeno allo stato attuale degli studi. I ricercatori stanno lavorando per comprendere la relazione fra sciami sismici ed eventi distruttivi, ma non ci sono ancora conclusioni certe. Quindi, la probabilità di lanciare un falso allarme durante uno sciame sismico in corso è molto alta. Alla luce di questa incertezza, negli ultimi anni, alcune Amministrazioni si sono trovate a dover decidere se comunicare o meno alla popolazione il potenziale stato di emergenza. Tu cosa faresti?

Created 5 December 2013
Last edited 7 August 2018
Topics Politics, Risks & security

Policy positions

Policy position 1

In caso di possibilità di terremoto, il sindaco deve dare l’allarme sempre e comunque, anche a costo di far evacuare inutilmente gli abitanti della zona a rischio. E’ necessario perciò tenere pronti i messaggi da far partire attraverso TV, radio, sms, twitter, facebook.

Policy position 2

In caso di possibilità di terremoto, il sindaco deve dare l’allarme solo se, insieme alle scuole, ai cittadini, alle associazioni di volontariato, ha già avviato una costante attività di comunicazione sui comportamenti da tenere in caso di scosse e per la messa in sicurezza degli edifici.

Policy position 3

In caso di possibilità di terremoto, l’autorità competente deve dare l’allarme solo a condizione di avere effettuato prove di evacuazione. Inoltre deve avere condiviso con i suoi cittadini, attraverso una votazione, la scelta di comunicare l’emergenza.

Policy position 4

Poiché sono molto alte le probabilità di lanciare un falso allarme, e rilevanti i potenziali rischi connessi ad un’evacuazione d’emergenza, è preferibile che l’autorità competente non lanci alcun allarme.

Story cards

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Sono geologo e lavoro in un istituto che si occupa di geofisica. Faccio ricerca sui modelli di probabilità che succedano i terremoti e ogni giorno, quando vado al lavoro, sento una grande responsabilità: da questi modelli dipendono le decisioni di chi deve organizzare l’emergenza. Lo scorso anno alcuni scienziati sono stati condannati perché, secondo i giudici, avrebbero volutamente evitato di comunicare il rischio di terremoto all’Aquila, nel 2009. Non credo che questo sia giusto: le mappe del rischio sismico c’erano ed erano legge dello Stato già allora. Secondo me in un paese quasi tutto a rischio come l’Italia l’unica soluzione è investire fondi negli studi su come avvengono i terremoti e nei sistemi di allerta precoce. Bisogna poi investire per mettere in sicurezza le case e ridurre la possibilità che gli edifici ci crollino in testa. Nel frattempo, quando c’è anche una minima probabilità che arrivi una scossa, proprio non so dire se darei l’allarme o no.

Giovanni - Geologo
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Non tutti sono capaci di scappare facilmente fuori dalla propria casa dopo la fine di una scossa di terremoto. Io ho difficoltà motorie e ho vissuto questa situazione. Ho sentito il condominio che si muoveva e la gente che scendeva e usciva per la strada. Avrei voluto avere qualcuno che mi dicesse il modo migliore in cui avrei potuto farlo anch’io. Anche la signora del terzo piano, che ha 87 anni, non
poteva certo correre fuori! Credo che ci sia la necessità di piani di evacuazione per tutti, anche per i
diversamente abili. Io sono fortunata e ho tanti amici nel quartiere, persone che sono corse a vedere come stavo, ma non per tutti è così.

Greta - Cittadina disabile
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Da vent’anni lavoro al Centro di coordinamento della Protezione civile. Dall’ultima emergenza che abbiamo avuto nel nostro territorio, in questo caso un terremoto, ho imparato tre cose importanti. La prima è che era necessario adeguare il piano di emergenza comunale che indica ai cittadini dove andare in caso di calamità naturale. La recente esperienza del terremoto ha portato a nuove conoscenze e a conseguenti modifiche del piano; in un centro storico è comunque complicato costruire un piano di emergenza e l’unica certezza è che non sarà mai perfetto. La seconda è l’importanza della comunicazione: io vado nelle classi di scuola, cerco di partecipare a incontri pubblici, ma è difficile raggiungere tutti.
La terza è che posso aiutare se sopravvivo io stesso.

Andrea - Protezione Civile
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Vivo e lavoro in una zona in cui in passato si sono verificati terremoti superiori alla magnitudo 6, e non è escluso che si ripresentino. Faccio il sindaco. Il mio ruolo prevede che sia io a far partire l’emergenza sia per ciò che riguarda la comunicazione alla cittadinanza che i soccorsi. Nel caso di disastri naturali come il terremoto, l’incertezza della ricerca scientifica non aiuta il mio compito. Non poterli prevedere nel breve termine lascia in uno stato di allerta continua. Durante il mio mandato è accaduto che l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, al quale noi tutti ci appelliamo per avere informazioni, abbia comunicato al Dipartimento di Protezione Civile la possibilità di scosse di forte intensità nel mio territorio. In quell’occasione ho deciso di dare l’allarme con un tweet, consigliando ai cittadini di recarsi in punti di raccolta organizzati. La scossa non c’è stata e gli abitanti hanno trascorso la notte fuori casa, ma almeno non è successo nulla.

Francesco - Sindaco
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Da qualche anno lavoro in un’associazione di volontariato e sono d’accordo con il sindaco della mia città che, a fronte della dichiarazione della Commissione Grandi Rischi della possibilità di forti scosse nella nostra area, ha dichiarato: “io domani sarò in ufficio. Invito tutti a fare altrettanto”.
Da qualche anno lavoro in un’associazione di volontariato. Secondo me la vera priorità è la prevenzione del rischio sismico: le persone non si rendono ancora conto di quanto sarebbe utile fare lo sforzo di organizzarsi a livello di strada, di quartiere. Lunedì ho cominciato a distribuire dei semplici fogli, scritti in grande, con le misure preventive di base per i più anziani, per quelli che non hanno un computer per collegarsi a internet e vedere cosa è meglio fare e non fare in caso di emergenza sismica. Rimane ancora tanta strada, ma sono ottimista: impegnandoci come comunità saremo pronti a tutto.

Marinella - Associazione di volontariato
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Come insegnante posso dire che io, i miei colleghi e gli alunni degli ultimi tre anni siamo preparatissimi in caso di una scossa di terremoto. Ogni sei mesi facciamo una prova; a scuola vengono periodicamente tecnici della protezione civile, che spiegano ai ragazzi cosa succede sotto di noi quando arriva una scossa e cosa dobbiamo fare per proteggerci, tutti insieme. Certo che molto ancora si potrebbe fare per mettere in sicurezza il vecchio edificio che ci ospita. Se dovesse scattare l’allarme, comunque, saprei cosa fare. Ma se succedesse nel condominio dove abito? A scuola saprei come comportarmi e come aiutare gli altri, a casa no.

Roberta - Insegnante
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Sono uno storico dei terremoti e mi occupo molto di prevenzione. Conoscendo le esperienze di altri paesi, posso dire che su questo argomento, in Italia, siamo indietro di almeno 20 anni. Non ci possiamo aspettare di fare grandi passi in tempi brevi: i fondi non sono mai abbastanza e appena passano un po’ di mesi da un disastro tutti se ne dimenticano e non si fa più niente. Inoltre, finora, con le nostre iniziative di comunicazione abbiamo raggiunto numeri irrisori rispetto a quanto sarebbe necessario per avere un effetto reale. C’è una distanza enorme fra i cittadini e i temi della prevenzione. E invece dobbiamo essere noi cittadini a pretendere informazioni autorevoli e diventare noi stessi più attivi. Chi ha voglia di farlo alzi la mano.

Giorgio - Storico dei terremoti
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Abito nel centro storico di una città che, ora lo so, è a rischio sismico. Molti inquilini del mio palazzo sono corsi fuori appena hanno sentito la loro casa che tremava. Però si sa che in queste circostanze bisogna uscire soltanto quando la scossa è finita. Solo allora bisogna affrettarsi perché, se ce ne fosse un'altra, non sappiamo se la casa reggerà ancora. È inutile porsi il problema di dare l’allarme. Il terremoto non è prevedibile, non sappiamo quando, dove, quanto forte può essere.
Cerchiamo pure di fare tutto quello che è possibile: case antisismiche, esercitazioni. Ma non illudiamoci, la prevenzione conta poco perché il terremoto è una cosa più grande di tutte le nostre azioni.

Gianluca - Abitante centro storico

INFO CARDSISSUE CARDS

Comunicare l’emergenza

Durante un’emergenza, è necessario essere in grado di coordinarsi ed agire in tempi brevi. Per questo, tutti coloro che sono coinvolti nei soccorsi (personale del Comune, protezione civile, forze dell’ordine, tecnici, volontari) devono essere in grado di comunicare tra loro e con i cittadini in modo chiaro ed efficace. Questo significa che tutti si devono allenare alla comunicazione.

Informazione

Una buona informazione rende tutti i cittadini consapevoli dello stato di pericolosità del territorio, diminuisce l’effetto di informazioni infondate e contribuisce a migliorare la preparazione in caso di terremoto.

Lanciare l’allarme agli abitanti di un piccolo paese è diverso che lanciarlo in una grande città

Più persone si allertano più pericoli ci saranno: congestionamento del traffico e delle linee telefoniche, maggiore difficoltà per i mezzi di soccorso di raggiungere tutti nei luoghi di raduno.

Internet e app per educare tutti al fatto che abitiamo in un territorio sismico

Dopo il terremoto dell’Aquila nel 2009, la Protezione Civile ha nominato un gruppo di esperti dando ad esso il nome di “Commissione Internazionale sulla Previsione dei Terremoti” (ICEF). In una delle relazioni della Commissione si raccomanda di educare la popolazione ai continui cambiamenti dell’attività sismica attraverso siti web e app per gli smartphone.

Quanti Piani Comunali di Protezione Civile in Italia?

Al 19 agosto 2013, risultavano dotati di un piano Comunale di Protezione Civile, cioè la strategia per assicurare la gestione dell’emergenza a livello di singola città o paese, 5586 comuni su 7369, cioè il 76% dei comuni italiani.

I cittadini vogliono essere rassicurati sul rischio sismico?

A un recente convegno tenuto a Modena, è stato affermato che sarebbe necessario rassicurare la gente. Niente di più falso! Per fare prevenzione, si deve dire la verità! La prevenzione passa per una richiesta di informazioni veritiere e non solo rassicuranti.

Linguaggio tecnico, quindi difficile

Nel 2013, i sindaci della Garfagnana hanno allertato la popolazione sulla possibilità di forti scosse. Circa mille persone ha trascorso la notte in strutture allestite dalla Protezione civile. Un tecnico dell’INGV ha dichiarato: “il linguaggio tecnico contenuto nelle nostre note ha avuto un effetto dirompente su amministratori locali probabilmente già sotto tensione”. Per questo sarebbe stata lanciata un’allerta che si è dimostrata poi inutile.

E se gli scienziati non sono d’accordo tra loro? Parla un esperto di comunicazione

La comunità scientifica deve avere la massima trasparenza e comunicare nella maniera più chiara possibile messaggi non contraddittori. Nei giorni precedenti e successivi al terremoto dell’Aquila, ricercatori e professionisti a volte impreparati a gestire le domande di un giornalista hanno creato confusione. Questo è un problema perché in questo modo i cittadini perdono fiducia nei confronti della scienza.

Il costo dell’allarme

E’ stato stimato che per molte zone in Italia su 100 scosse “premonitrici” in media solo 2 sono seguite da un terremoto violento. Lanciare un allarme dopo una scossa lieve comporta un alto costo in termini di organizzazione dell’emergenza, di interruzione delle attività produttive e di disagio della popolazione. Inoltre, falsi allarmi troppo frequenti hanno un’influenza negativa sulla credibilità del sistema di allarme (“effetto al-lupo al-lupo”)

La conoscenza è patrimonio di tutti: parla uno scienziato

Le conoscenze che riguardano i sistemi di monitoraggio, i progressi nelle indagini geologiche e storiche devono diventare patrimonio di tutti i cittadini e non solo essere discussi nelle università e fra gli esperti. In questo modo si aumenta in tutti la consapevolezza dei rischi e si motivano le scelte personali e sociali di riduzione del rischio.

Quando avverrà il prossimo terremoto?

“Dalla mia esperienza l’unico modo efficace di proteggere gli abitanti di zone soggette a rischio sismico è costruire in maniera adeguata. Spesso a noi scienziati viene fatta la domanda sbagliata: “quando ci sarà il prossimo terremoto?”; per me la domanda che ci dovrebbero fare è “come possiamo essere sicuri che non muoiano così tante persone quando ci sarà il prossimo terremoto?”(Barry Parsons, Dpt. of Earth Sciences - University of Oxford)

Le conoscenze popolari

Nelle zone in cui i terremoti sono più frequenti sono condivise antiche leggi di sopravvivenza: “se la terra trema, stai fuori di casa almeno tre giorni”. Nel 1920 un terremoto disastroso, di magnitudo 6.4, colpì la Garfagnana; narrano le cronache che il numero delle vittime fu relativamente basso perché fu preceduto da una scossa avvertita da tutti, a seguito della quale molti pernottarono all’aperto.

Sottostima del problema sismico

Dal blog dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (marzo 2013): “anche dopo il terremoto dell’Emilia Romagna, alcune voci hanno avanzato l’ipotesi di una possibile sottovalutazione della pericolosità sismica dell’area. Non vi è stata nessuna sottostima della pericolosità sismica, o del rischio sismico, in sede scientifica; vi è stata – da sempre in Italia – una notevole sottostima del problema sismico in sede politico-amministrativa.

Le case in Italia sono sicure?

Un’indagine ha evidenziato che in Italia circa il 70% di tutte le costruzioni non è in grado di reggere ai terremoti a cui potrebbe risultare soggetto. Le ragioni di questa fragilità sono molteplici: un’età elevata delle case, probabilmente gli effetti degli anni di boom economico durante i quali si è costruito senza guardare troppo per il sottile, sicuramente una scarsa tradizione nella progettazione con criteri antisismici.

L’importanza delle esercitazioni

Un’esercitazione è il modo migliore per prepararsi a gestire un’emergenza: si fa prevenzione anche preparandosi all’emergenza ed esercitandosi collettivamente a scuola, nei luoghi di lavoro, nel quartiere. Perché non sviluppare dei piani di emergenza condominiali anche se oggi non sono obbligatori e introdurre nel regolamento di condominio la definizione di un piano di prevenzione sismica?

Nelle situazioni di emergenza non tutti reagiscono allo stesso modo

Anche se le esercitazioni aiutano ad essere più preparati, non tutti hanno la stessa reazione emotiva durante un’emergenza: ci sarà sempre qualcuno che viene preso dal panico e non è in grado di seguire le istruzioni.

La rete sociale

Durante un terremoto è come se ci dividesse in “persone che aiutano” e “persone che hanno bisogno di essere aiutate”. E’ per questo che la cooperazione in stato di emergenza acquista un peso importante e può salvare vite umane.

I centri delle città italiane

Se vogliamo salvare il patrimonio artistico e urbanistico delle città italiane, i monumenti e i centri antichi non possiamo risolvere il problema del rischio sismico da soli; dobbiamo affrontarlo a livello di singola abitazione, strada, isolato. Occorre quindi anche ritornare a fare vita di quartiere, a organizzarsi fra vicini di casa, nell’interesse di tutti.

Siamo sensibili al rischio sismico?

Riguardo alla sensibilità al rischio sismico in molte zone in Italia si paga il fatto che fino al 2003 non erano classificate sismiche. Inoltre, in molte zone non c’è una memoria sismica: se gli eventi sismici sono stati molto tempo prima, anche se hanno causato tanti danni si dimenticano presto.

Solo terremoto? Il rischio integrato

Per quanto riguarda gli effetti di un terremoto, una delle cause principali di morte delle persone fino ad ora è stata e resta il crollo delle abitazioni e di altri edifici. Ma non possiamo escludere la possibilità che a seguito del terremoto, o contemporaneamente ad esso, si debbano fronteggiare altre emergenze: maremoti, alluvioni, incendi, incidenti industriali. I piani di emergenza devono tenere conto anche di questo problema.

Come può resistere la nostra casa?

La pericolosità sismica dipende solo dal fatto che in una determinata area siano presenti o meno faglie sismicamente attive. E’ evidente che su questo parametro non si può intervenire.
Quello che possiamo fare è informarci sulle caratteristiche antisismiche della nostra casa e, se necessario, rinforzarla dal punto di vista strutturale oppure decidere di andare ad abitare in una zona che non sia sismica.

La riduzione del rischio da terremoto è possibile?

Il terremoto è un fenomeno naturale che non siamo in grado di prevedere con esattezza. Anche se un giorno fossimo in grado di farlo, non potremmo certo evitare che accada. Però conosciamo le zone più pericolose e sappiamo che il rischio sismico è più elevato in zone molto popolate. Possiamo quindi cercare di limitare i danni preparandoci ad affrontare l’emergenza, imparando come comportarci in caso di sisma e conoscendo il luogo dove abitiamo.

Chi fa scattare l’emergenza

Il Sindaco è, per legge, l’autorità comunale di protezione civile e primo responsabile nel proteggere i suoi cittadini e i beni del territorio. Quando si verifica una situazione d’emergenza, ha lui la responsabilità dei servizi di soccorso e assistenza alla popolazione colpita.

Il piano di Protezione Civile comunale

Per coordinare i soccorsi in caso di terremoto, o di qualsiasi altro evento disastroso, i Comuni hanno l’obbligo di avere un Piano di Protezione Civile. Il Piano consiste in mappe e documenti dove viene specificato nel dettaglio quali sono le vie di fuga per i mezzi che devono portare i soccorsi, le aree dove i cittadini devono andare per ricevere la prima accoglienza, le aree dove si possono allestire i campi e tutti gli altri dettagli.

La Protezione Civile

E’ un servizio pubblico dedicato alla salvaguardia dei cittadini, dei beni e dell’ambiente dai danni causati da eventi disastrosi. Dopo un terremoto entra in azione immediatamente per mettere in salvo le persone, fornire assistenza sanitaria, allestire tende e pasti caldi, riattivare le comunicazioni e le strade interrotte, rimuovere le macerie, verificare l’agibilità degli edifici.

Informazione, formazione ed esercitazioni

Uno degli aspetti centrali della prevenzione è sensibilizzare la popolazione sui rischi del territorio, su cosa fare in caso di pericolo e su come agevolare i soccorsi durante una calamità. La Protezione Civile promuove campagne e attività di informazione in stretta collaborazione con associazioni, enti locali, scuola per favorire la crescita di una “cultura di protezione civile”.

25 gennaio 2013, profilo twitter della Protezione Civile di Castelnuovo (Lu)

«A seguito della comunicazione pervenuta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri si consiglia di uscire di casa e rimanere all'aperto». Questo avviso alla popolazione è stato dato dopo che nella zona si era verificato un terremoto di magnitudo 4.8.
L’avviso ha significato allertare gli addetti ai lavori, allestire punti di raccolta e attivare il piano operativo previsto nel caso di
disastro naturale.

La Rete Nazionale Sismica

La Rete Nazionale Sismica è costituita da più di 300 stazioni dove si trovano gli strumenti che rilevano le scosse e ne misurano l’intensità.
Quando avviene un terremoto, la rete permette di individuare la sua origine in maniera grossolana nel giro di 2 minuti e in maniera definitiva in 12 minuti.

La trasmissione dei dati

Durante una sequenza sismica prolungata l’INGV invia 2 volte al giorno un comunicato alla Protezione Civile: le comunicazioni contengono l'elenco delle scosse, le mappe e talvolta qualche valutazione.

I terremoti non si possono prevedere

Per poter prevedere un terremoto occorrerebbe conoscere contemporaneamente tre variabili: il tempo (saper dire quando), lo spazio (saper dire dove), e l’energia in gioco (saper dire quanto forte). In base alle conoscenze attuali, la scienza non è in grado di definirle tutte e tre contemporaneamente. Però sappiamo dove sono già avvenuti in passato e questo ci dice quali sono le zone in cui è più probabile che avvengano terremoti.

I “precursori” del terremoto

Il terremoto è la fase finale di un processo che avviene all’interno della Terra e può essere accompagnato da fenomeni che sono detti precursori, come le emissioni di gas radon o la variazione nel livello delle falde acquifere. Gli scienziati stanno studiando questi fenomeni, ma non è ancora stato possibile prevedere un terremoto sulla base di questi dati.

Il terremoto è un fenomeno complesso

I segnali dell’arrivo di un’eruzione vulcanica hanno permesso di definire procedure di comportamento e livelli di allerta progressiva.
I terremoti sono più complessi. Per questo, secondo alcuni scienziati, la “potenza” di un terremoto si può capire solo mentre sta avvenendo.

Cosa vuol dire “prevedere” un terremoto?

La previsione dei terremoti viene studiata con due diversi metodi. Uno stima la probabilità che un terremoto avvenga sulla base dei terremoti passati. L’altro si basa sul riconoscimento di segnali caratteristici detti precursori. Tuttavia la ricerca non è ancora arrivata a conclusioni sicure.

I sistemi di allerta precoce

Le reti di allerta precoce rilevano i primissimi segnali di un terremoto innescando meccanismi di allarme che possono anticipare di decine di secondi l’arrivo delle scosse più violente. In linea di principio, questo consentirebbe di interrompere tempestivamente attività pericolose come la distribuzione del gas urbano.
In Giappone reti simili sono già operative, mentre in Italia se ne trova una in fase di sperimentazione in Campania.

Si può essere preparati al terremoto?

Dal terremoto ci si può difendere anche assumendo comportamenti adeguati. Quello che ci spaventa di più è non sapere esattamente cosa accadrà. Per questo è difficile sapere cosa fare. A volte, il panico può causare più danni alle persone dello stesso terremoto. Quando si ha paura non c’è il tempo per prendere le decisioni più corrette da adottare. Ecco perché è preferibile conoscere in anticipo come comportarsi, quando si ha la calma per farlo.

Il piano di emergenza familiare – i suggerimenti della Protezione Civile

E’ importante discutere in famiglia di quello che si può fare in caso di terremoto: scegliere i punti sicuri della propria casa in cui rifugiarsi, preparare alcune cose che potrebbero essere utili in emergenza (cassetta di pronto soccorso,torcia elettrica, acqua da bere), assicurarsi che tutti sappiano come chiudere gli impianti di gas, acqua e luce. Infine, fare simulazioni per essere preparati al meglio.

Campagna “Io non rischio” - Cosa fare se arriva un terremoto. Durante…

Se sei in un luogo chiuso, mettiti sotto una trave, nel vano di una porta o vicino a una parete portante. Stai attento alle cose che cadendo potrebbero colpirti. Fai attenzione all’uso delle scale: spesso sono poco resistenti e possono danneggiarsi.
Meglio evitare l’ascensore: si può bloccare.
Se sei all’aperto, allontanati da edifici, alberi, lampioni, linee elettriche: potresti essere colpito da vasi, tegole e altri materiali che cadono.

Campagna “Io non rischio” - Cosa fare se arriva un terremoto. Subito dopo…

Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te e, se necessario, presta i primi soccorsi.
Esci con prudenza, indossando le scarpe: in strada potresti ferirti con vetri rotti.
Se sei in una zona a rischio maremoto, allontanati dalla spiaggia e raggiungi un posto elevato.
Evita di intralciare il passaggio dei mezzi di soccorso.
Raggiungi le aree di attesa previste dal Piano di protezione civile del tuo Comune.

La forza del terremoto

La magnitudo dice quanta energia viene prodotta da un terremoto. Per calcolare la magnitudo è necessario registrare il terremoto con uno strumento chiamato sismometro, che registra le oscillazioni del terreno
durante una scossa sismica.
Ogni grado di magnitudo in più libera un’energia circa 30 volte maggiore del grado precedente.

La sismicità in Italia

Tra il 2000 e il 2012 l'Italia è stata colpita da numerosi terremoti, i più forti a San Giuliano di Puglia nel 2002, in Abruzzo nel 2009 e in Emilia Romagna nel 2012. In questo periodo non c’è stato nessun forte terremoto, cioè nessuno ha avuto magnitudo Richter superiore a 6.0. Le sequenze sismiche, iniziano e dopo un tempo più o meno lungo finiscono; a volte hanno delle riprese e, nel complesso, si possono protrarre per mesi o anni.

Cos’è il rischio sismico?

Il rischio sismico è una stima dei danni che può fare un terremoto. Il rischio è nullo dove non esistono edifici e popolazione; mentre, a parità di frequenza e di intensità dei terremoti, un’area densamente popolata e caratterizzata da costruzioni poco resistenti, presenta un rischio elevato.

La pericolosità sismica

La pericolosità sismica dipende solo dal fatto che in una determinata area siano presenti o meno delle strutture geologiche che prima o poi genereranno terremoti. Una elevata pericolosità sismica non implica necessariamente un rischio elevato, e viceversa: in molte aree dell’Italia settentrionale la pericolosità è bassa, ma il rischio sismico è alto per via della concentrazione di popolazione.

La mappa di pericolosità sismica

La mappa di pericolosità sismica viene redatta sia impiegando il catalogo dei terremoti storici che utilizzando informazioni geologiche. Sulla base di questa mappa la legge impone vincoli su come vanno costruiti gli edifici nelle zone sismiche.

Il rischio sismico in Italia

L’Italia è una delle regioni a maggiore rischio sismico dell’area mediterranea. Ce lo dicono la frequenza e l’intensità dei terremoti che hanno interessato il suo territorio in passato, le città e le costruzioni antiche che la caratterizzano e l’alta densità abitativa.

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