Discover PlayDecide. Download games, prepare, play. GET STARTED

Open access

Choose your language

PlayDecide games may be available in multiple languages

Play the game

Download, prepare, discuss & collect results.

SIGN INRegister

Questo gioco è stato sviluppato da SISSA Medialab, società proprietà della SISSA attiva nelle pubblicazioni scientifiche e nella comunicazione della scienza. L’obiettivo del gioco è di favorire all’interno della comunità scientifica un dialogo aperto e produttivo sui temi dell’open access.

Author / translator SISSA Medialab

Questo gioco è stato sviluppato da SISSA Medialab, società proprietà della SISSA attiva nelle pubblicazioni scientifiche e nella comunicazione della scienza. L’obiettivo del gioco è di favorire all’interno della comunità scientifica un dialogo aperto e produttivo sui temi dell’open access. Il progetto celebra l’anniversario dei 20 anni di JCAP (Journal of Cosmology and Astroparticle Physics).

L’open access è una modalità di pubblicazione scientifica che prevede che gli articoli siano accessibili gratuitamente in formato digitale. Questo approccio si contrappone al modello storicamente più utilizzato dalle riviste scientifiche, in cui l’accesso ai contenuti avviene dietro il pagamento di un abbonamento.

In realtà ci sono diversi modelli di open access, a seconda di come vengono sostenuti i costi legati alle pubblicazioni. In alcuni casi i costi di pubblicazione ricadono sull’autore o sul gruppo di ricerca, in altri sono interamente coperti da finanziatori istituzionali o da sponsor.

Negli ultimi decenni è cresciuta nella comunità scientifica la spinta a rendere più accessibili, e più velocemente, articoli e altri generi di pubblicazioni. Le ragioni sono diverse: economiche, visto l’aumento dei prezzi per l’abbonamento alle riviste; di equità, per garantire a tutti l’accesso alla conoscenza; di velocità, per accelerare il dibattito scientifico e lo scambio.

Oggi l’open access è parte integrante della comunicazione tra scienziati e ha affiancato il precedente modello su abbonamento. In tutto il mondo sono disponibili milioni di articoli liberamente accessibili in digitale. Sebbene l’open access raccolga un generico favore universale, se guardato da vicino presenta ancora molte questioni aperte, come ad esempio: chi dovrebbe sostenere i costi per la pubblicazione degli articoli? Può esistere un unico modello open access che risponda alle necessità delle diverse comunità scientifiche?

Created 7 September 2023
Last edited 14 December 2023
Topics Economy, Politics, Science

Policy positions

Policy position 1

Gli stati non devono interferire sui modelli di diffusione della conoscenza scientifica. Saranno le esigenze delle diverse comunità scientifiche e il mercato a determinare quali modelli si imporranno.

Policy position 2

Gli stati intervengono sul mercato per garantire una effettiva concorrenza ed evitare regimi di monopolio. A tal fine supportano lo sviluppo di infrastrutture condivise da piccoli/medi editori e in generale la loro innovazione tecnologica. Al contempo, limitano acquisizioni e fusioni di grandi editori.

Policy position 3

Gli stati impongono che gli articoli delle ricerche che finanziano direttamente siano pubblicati open access facendosi carico dei costi della pubblicazione.

Policy position 4

Gli stati impongono che gli articoli delle ricerche che finanziano direttamente siano depositati su archivi pubblici senza la possibilità per l'editore di imporre un periodo di embargo.

Story cards

Sono una giovane ricercatrice in chimica. Grazie a dei fondi europei ho concluso una ricerca molto promettente che potrebbe far decollare la mia carriera. Vorrei pubblicarla su una rivista su abbonamento che le darebbe la giusta rilevanza, ma la Commissione Europea mi obbliga a pubblicare in open access. Non posso scegliere di pubblicare nella rivista migliore per me e lo trovo molto ingiusto.

Anne Cheng

Sono un ricercatore ghanese in fisica statistica. Ho trovato una rivista in gold open access che sarebbe perfetta per pubblicare la mia ricerca. La mia università non ha molti fondi e l’editore ci ha offerto uno sconto sui costi per pubblicare. Ma nonostante il prezzo sia dimezzato, è comunque superiore alla mia paga mensile e non possiamo permettercela.

Kwame Amoako

Sono caporedattrice di una prestigiosa rivista. In Francia è stata approvata una nuova legge che obbliga i ricercatori a depositare una copia dei loro articoli in un archivio pubblico. Questo ci crea un danno irreparabile, perché nessuno sceglie di abbonarsi alle nostre riviste se comunque può accedere agli stessi contributi senza pagare. Un editore ha dei costi ineliminabili: come minimo bisogna pagare dei dipendenti specializzati e i software per processare gli articoli. Come dovrebbe sostenersi?

Maja Berg

Sono un editore di una piccola società indipendente che pubblica alcune riviste di riferimento per la matematica. Abbiamo deciso di concentrarci sulla cura del contenuto degli articoli e di appoggiarci ai grandi editori per gli aspetti commerciale e di vendita. Senza il loro appoggio sarebbe difficile vendere le nostre riviste o spingere i ricercatori a pubblicare con noi. L’editoria scientifica è infatti un settore molto competitivo. Abbiamo quindi scelto di inserire la nostra rivista nell’offerta di un grande editore che sia già conosciuto dalle biblioteche e dai ricercatori.

Pedro Ortega

Sono la responsabile della biblioteca di un’università italiana. Mi impegno affinché gli studenti e i ricercatori abbiano accesso a tutte le risorse che servono loro. Purtroppo hanno alzato i costi degli abbonamenti, mentre il mio budget è rimasto identico. Sono quindi costretta a ridurre la mia offerta e devo decidere cosa tagliare e cosa tenere. So che questo è un problema comune a tutti i miei colleghi nel mondo e cerco di informare i ricercatori sui diversi modelli di pubblicazione spingendoli a pubblicare in open access.

Alice Manca

Sono membro di un’associazione no-profit che vuole rendere accessibile la conoscenza ai ricercatori dei Paesi a basso reddito in Africa, Asia e Europa. Per me la conoscenza non deve avere confini geografici ed essere accessibile a tutti a prescindere dalle possibilità economiche. La nostra associazione si occupa di negoziare degli accordi con gli editori per ottenere sconti sui costi di pubblicazione e avere accesso alle riviste su abbonamento a prezzi agevolati.

Anjali Desai

Sono un project officer della Commissione Europea e mi occupo di pianificare e coordinare i progetti sul cambiamento climatico. Siamo noi che finanziamo queste ricerche, ed è giusto che il sapere prodotto con i soldi dei contribuenti sia liberamente disponibile e gratuito. Il sistema dell’editoria invece lucra su ricerche finanziate dal pubblico e blocca l’accesso alla conoscenza. I danni economici che gli editori lamentano non sono importanti quanto lo è la diffusione del sapere, soprattutto su temi di importanza globale.

Rui Oliveira

Sono una ricercatrice in botanica. Per svolgere al meglio il mio lavoro devo essere sempre aggiornata sulle nuove pubblicazioni. Purtroppo la mia biblioteca non è abbonata a tutte le riviste che mi servono. Non posso aspettare ogni volta che la mia biblioteca mi procuri il materiale che mi serve, quindi alla fine li scarico illegalmente dalla rete, come fanno tutti i miei colleghi.

Irina Sidorova

INFO CARDSISSUE CARDS

Le disparità di risorse fra editori

Attualmente ci sono delle grandi disparità di risorse fra grandi e piccoli editori. Chi ha maggiori ricavi e profitti può investire in innovazioni tecnologiche e diventare sempre più forte sul mercato. Chi invece ha meno risorse fa più fatica a essere competitivo. Si dovrebbe intervenire per supportare i piccoli editori? O sarebbe meglio lasciare maggiore libertà di iniziativa?

La responsabilità è solo degli editori?

Il sistema accademico si regge sulla reputazione e il prestigio della ricerca. Gli editori hanno semplicemente trovato il modo di guadagnare su questa cultura, pubblicando e promuovendo le riviste su cui tutti voglio pubblicare. Se l’attuale assegnazione del prestigio non fosse così importante gli editori non avrebbero così tanto potere.

Poca trasparenza sul costo delle tariffe di pubblicazione

Non c’è un unico criterio per stabilire il prezzo per pagare le tariffe di pubblicazione, che cambia molto a seconda dell’editore e della rivista. Spesso i grandi editori non comunicano in maniera trasparente quali sono i fattori presi in considerazione.

Pubblicare di più è sempre meglio?

C’è chi sostiene che l’aumento esponenziale del numero di pubblicazioni ha peggiorato la qualità delle ricerche portando, in alcuni casi, a una minore replicabilità dei risultati. Uno dei fattori è la controversa cultura del “publish or perish”, che spinge i ricercatori a produrre il più articoli possibile per avanzare nella propria carriera.

L’open access sarà ancora sostenibile?

Nei prossimi anni è probabile che il numero degli articoli scientifici continuerà ad aumentare in maniera esponenziale. Se i fondi pubblici per pubblicare rimangono identici un modello open access, come il gold, basato sul pagare per pubblicare può essere sostenibile?

L’open access è una soluzione per l’aumento dei costi delle pubblicazioni?

Molti si aspettavano che l’open access avrebbe risolto il problema dell’aumento dei costi delle pubblicazioni. Questo per adesso non è avvenuto, ma è stato affiancato da nuovi problemi come il crescente prezzo per pagare le tariffe di pubblicazione (APC).

Open access e libertà di scelta

Spingere verso l’open access non limita la libertà di scelta degli scienziati che dovrebbero scegliere la rivista in cui pubblicare valutando solo gli aspetti scientifici e non i modelli economici?

Non esiste un’unica soluzione

I problemi da affrontare verso una transizione a un pieno open access sono molto diversi fra di loro a seconda della comunità scientifica. Di fronte a questa eterogeneità, forse non è possibile pensare a un unico modello di pubblicazione.

Le riviste diventeranno obsolete?

Secondo alcuni esperti nei prossimi anni le riviste diventeranno uno strumento di comunicazione sempre più obsoleto, e verranno sostituite da piattaforme alternative come i preprint o gli overlay journal. Ma chi dovrebbe gestire e finanziare queste piattaforme?

Quanto vale un articolo?

Quanto sarebbe giusto pagare per avere un articolo pubblicato su una rivista? Quali fattori considerare per determinare un prezzo equo?

Vantaggi e svantaggi degli abbonamenti

Per gli autori è vantaggioso pubblicare in riviste in abbonamento perché non pagano per pubblicare e hanno una maggiore libertà nella scelta della rivista. Invece è uno svantaggio per i lettori, che possono non essere in grado di pagare per accedere ai contenuti che servono loro per fare ricerca.

Vantaggi e svantaggi delle tariffe di pubblicazione

Pagare per pubblicare in open access è vantaggioso per chi legge perché il contenuto è liberamente accessibile. È invece svantaggioso per gli autori, che possono avere difficoltà a pagare certe tariffe richieste per pubblicare. Di fatto questo tipo di open access può ridurre la loro possibilità di pubblicare dove preferiscono.

Il fenomeno del double dipping

Il double dipping è una pratica scorretta associata alle riviste ibride in cui l’ente di ricerca paga il doppio per sostenere la pubblicazione dei propri ricercatori. Per evitare questa pratica l’editore dovrebbe far pagare di meno per l’abbonamento visto che riceve già un compenso. Eppure alcuni editori non lo fanno e quindi per gli enti di ricerca il pagamento è doppio.

Pagare per pubblicare?

Nel modello gold open access più articoli vengono pubblicati, più aumentano i ricavi per l’editore. Questo potrebbe portare alcune riviste ad accettare più articoli possibili peggiorando la cura del contenuto e della peer-review.

Le criticità del Diamond open access

Un modello open access Diamond, dove non si paga né per pubblicare né per leggere, presenta alcune criticità:

- la rivista è instabile sul lungo termine, perché il finanziatore potrebbe interrompere il supporto economico;
- non c’è indipendenza e possono nascere conflitti d’interessi che impattano sulla qualità delle pubblicazioni;
- se le riviste diventano più grandi hanno un bisogno crescente di nuove risorse da parte del finanziatore.

È possibile riconoscere se una rivista è predatoria?

Alcuni editori e riviste vengono chiamate “predatorie” perché danno la possibilità di pubblicare in gold open access senza un rigoroso controllo della qualità. La mancanza di una definizione condivisa di rivista predatoria rende alle volte difficile capire se un editore è affidabile oppure no.

I problemi dei preprint

Come ha mostrato l’emergenza Covid, i preprint sono esposti a diversi problemi:

- in assenza di peer-review non c’è una garanzia di qualità;
- esiste il rischio che i media e il pubblico rilancino i risultati di ricerche inaffidabili;
- producono un sovraccarico informativo in cui è difficile orientarsi.

Gli accordi trasformativi stanno portando all’open access?

È difficile valutare se gli accordi trasformativi tra editori e biblioteche siano in grado di far transitare verso il pieno open access. Dato che per la maggior parte si tratta di accordi con i grandi editori, c’è il rischio che avvantaggino la corrente struttura dell’editoria con i suoi alti costi e blocchino invece la crescita di proposte alternative.

La sospensione delle tariffe di pubblicazione (APC) dà troppo potere agli editori?

La sospensione o lo sconto dei costi di pubblicazione per alcuni Paesi viene gestito in maniera unilaterale dall’editore. L’editore decide infatti chi può partecipare e le modalità degli accordi, generando quindi delle disparità fra Paesi. Alcuni ricercatori nonostante gli sconti potrebbero non riuscire a pagare perché comunque le tariffe rimangono fuori dalla loro portata, mentre altri potrebbero essere esclusi dagli accordi.

Le differenze fra libri e articoli in open access

La pubblicazione di un libro in open access presenta delle sfide diverse dalla pubblicazione di un articolo. Innanzitutto perché il processo editoriale è più lungo, e il costo per produrre un libro è più alto. Attualmente la transizione ai libri open access è meno supportata da fondi e regolamenti.

I costi del personale

Quando una pubblicazione è realizzata all’interno dell’ambiente accademico, apparentemente non ha costi di produzione, perché chi ci lavora (docenti, ricercatori, dottorandi, borsisti) ha già uno stipendio pagato dall'università: sono costi, per così dire, nascosti. Un editore però ha dei dipendenti, e il costo della loro retribuzione non è né eliminabile né comprimibile.

Preprint e etica della ricerca

Strumenti come ArXiv si basano sulla fiducia di un sistema che si autoregola, e garantisce la pubblicazione di articoli in cui gli autori lavorano al loro meglio e citano altri lavori per una criterio di rilevanza e qualità non per amicizia accademica. Ma ci si può fidare anche per il futuro di una solida etica della produzione scientifica? E cosa succede con una scienza sempre più interdisciplinare e quindi meno facilmente verificabile?

L’importanza delle infrastrutture

Per potersi spostare le automobili hanno bisogno di infrastrutture come strade e ponti. Allo stesso modo un articolo per essere prodotto e pubblicato ha bisogno di una rete di servizi, come software e protocolli standard. Chi dovrebbe occuparsi dello sviluppo e della manutenzione di questi servizi?

Tariffe di pubblicazione e prestigio

Come nelle riviste su abbonamento, il modello di open access basato sulle tariffe di pubblicazione è influenzato dal prestigio e dalla reputazione. Più una rivista è prestigiosa, più si paga la tariffa. Cambiando i criteri di valutazione, basati sulle metriche delle riviste, si potrebbe andare verso modelli economicamente più sostenibili?

Con quali editori pubblicano i ricercatori?

I ricercatori di tutto il mondo tendono a pubblicare i loro articoli con un numero limitato di editori. Più del 75% degli articoli viene pubblicato nelle riviste di un ventina di editori, ma la maggior parte sono concentrati in 3-4 grossi editori.

Ricavi e profitti dei grandi editori

Nel 2022 Elsevier ha dichiarato ricavi per 2,9 € miliardi, registrando 1,1 miliardi di profitti (40% di margine di profitto). Per lo stesso anno Springer-Nature ha invece dichiarato 1,8 € miliardi con 487 milioni di profitti (27% di margine di profitto).

La crescita esponenziale delle pubblicazioni

A partire dal 1950 il numero delle pubblicazioni è cresciuto talmente velocemente che ogni 14 anni il numero raddoppia. Negli ultimi settant’anni ogni anno il numero delle pubblicazioni è aumentato in media del 5%.

Pubblicazioni e valutazione dei ricercatori

Nella maggior parti dei Paesi europei la carriera dei ricercatori viene valutata considerando il numero e la qualità delle pubblicazioni, quest’ultima considerando l’impact factor della rivista.

Il calo dei budget delle biblioteche

Negli ultimi decenni in Europa e negli Stati Uniti il budget delle biblioteche degli enti di ricerca è rimasto costante o è in calo. Nello stesso periodo sono invece molto aumentati gli investimenti in ricerca e sviluppo.

Gli effetti dei grandi investimenti

I grandi investimenti nelle tecnologie digitali effettuati dagli editori hanno abbassato notevolmente il costo di produzione e distribuzione degli articoli. Pubblicare un singolo articolo su una rivista elettronica costa di meno perché il processo di produzione è stato ottimizzato e reso più efficiente.

Quanto costa pubblicare un articolo?

Secondo una stima recente il costo per pubblicare un articolo negli Stati Uniti e in Europa oscilla fra i 200$ e i 700$ a seconda del servizio offerto e dal numero di articoli prodotti dalla rivista. I costi inclusi in questa stima sono il processo di acquisizione dei contenuti, la produzione e la disseminazione/archiviazione degli articoli.

Gli articoli ancora ad accesso ristretto

Gli articoli che sono accessibili soltanto su abbonamento sono ancora tanti. Per alcuni editori come Elsevier si arriva anche a più dell’80% sul totale degli articoli pubblicati; altri come Springer-Nature si attestano invece intorno al 50%.

Quanto si pubblica in open access?

Nella Directory of Open Access Journals (DOAJ), al 2023 risultano 9,2 milioni di articoli pubblicati in open access su un totale di 20.000 riviste. Nel 2009 c’erano invece appena 330.000 articoli pubblicati su 4.500 riviste.

Differenze tra i Paesi riguardo all’open access

La Cina registra una percentuale del 23% di articoli in accesso aperto, mentre negli Stati Uniti è il 14%. In Europa occidentale, le cifre sono simili, ma nei prossimi anni potrebbero raggiungere in alcuni stati il 70% di articoli in libero accesso grazie agli accordi trasformativi con gli editori. L'Indonesia si distingue con l’ 80% di articoli accessibili gratuitamente e il numero più alto di riviste open access (2100 riviste).

Le policy sull’open access

Università, enti di ricerca e enti finanziatori, tra cui la Commissione Europea, stanno spingendo molto perché tutta la produzione scientifica sia accessibile gratuitamente. Al 2023 risultano più di 1100 regolamentazioni adottate in tutto il mondo che chiedono ai ricercatori di fornire i propri articoli in archivi open access. La maggior parte sono in Europa (64%) e in Nord America (16%).

L’open access nei progetti europei

Chiunque sia finanziato dai programmi Horizon 2020 o dai successivi programmi di finanziamento dell’Unione Europea è tenuto a diffondere in open access le proprie pubblicazioni. Gli eventuali costi sostenuti vengono rimborsati attraverso i fondi del progetto soltanto nel caso di riviste gold open access. Sono invece escluse dai rimborsi le riviste ibride.

Discipline diverse, attitudini diverse

Gli atteggiamenti dei ricercatori verso l’open access cambiano molto a seconda della disciplina. I ricercatori nelle scienze naturali valutano favorevolmente l’open access perché garantisce una rapida e ampia diffusione dei contenuti. Nelle scienze sociali e umane invece c’è una maggiore reticenza. Soprattutto perché ci sono meno fondi per pagare le tariffe di pubblicazione.

Chi paga per l’open access nel caso di più autori?

L'autore corrispondente (il corresponding author) gestisce le comunicazioni con la rivista e si fa anche carico di pagare le spese per la pubblicazione. Può farlo utilizzando i fondi della propria ricerca o quelli del suo istituto. Questo ha portato a una maggiore responsabilità per il ruolo, che ora viene sempre più ricoperto da più di un ricercatore.

I grandi accordi fra editori e biblioteche

I grandi editori, a partire dagli anni Novanta vendono a prezzo scontato gli abbonamenti a pacchetti di riviste offerte in blocco. Con questi accordi, noti come Big Deal, le biblioteche pagano di meno per la singola rivista e garantiscono l’accesso a più contenuti. Mentre agli editori ha permesso un aumento dei ricavi grazie alla riduzione dei costi per le pubblicazioni.

La cancellazione degli accordi

Negli ultimi anni l’aumento dei costi degli abbonamenti ha portato alcune biblioteche a cancellare o rinegoziare gli accordi fatti con gli editori. In alcuni istituti, c’è stata quindi una diminuzione dei contenuti disponibili a studenti e ricercatori.

Il gold open access

È un modello di open access che prevede una tariffa di pubblicazione. Questa tariffa, chiamata article processing charges (APC), è pagata dai singoli autori e sostiene tutti i costi associati alla pubblicazione. Le tariffe per un singolo articolo possono variare molto. A seconda del prestigio della rivista e della disciplina i prezzi possono andare da 200 $ fino a 8900 $.

Le riviste open access ibride

Sono riviste su abbonamento che danno la possibilità ai ricercatori di pubblicare articoli in open access pagando una tariffa (APC). La rivista è ibrida proprio perché unisce il modello su abbonamento e quello open access garantendo un doppia fonte di guadagno all’editore. Le tariffe per pubblicare sono in media intorno ai 3500 $ ma possono arrivare anche a 11000 $ per un singolo articolo.

La percezione dei ricercatori sui danni delle tariffe di pubblicazione

Secondo un recente sondaggio, molti scienziati ritengono che dover pagare per pubblicare in open access ostacola la diffusione della conoscenza scientifica perché rallenta la circolazione della conoscenza. Non tutti però sono d’accordo che li danneggi personalmente. Fra i più critici ci sono i giovani ricercatori e chi lavora nelle scienze umane. Forse perché hanno meno risorse per pagare le tariffe.

Il Green open access

Nel modello Green open access gli autori possono rendere accessibile una copia del loro articolo, pubblicato su una rivista in modalità abbonamento, attraverso un archivio fornito da un finanziatore o indipendente. Spesso gli editori consentono questa pratica dopo un periodo di embargo dell’articolo che può andare da pochi mesi a più di un anno. La versione depositata nell’archivio non sempre è quella che compare sulla rivista.

Il Diamond open access

Nel modello open access Diamond, le riviste non fanno pagare né per pubblicare né per far leggere gli articoli. Le spese vengono interamente coperte da enti di ricerca, consorzi fra diversi enti o sponsor privati. La maggior parte di queste riviste sono di piccole dimensioni e spesso si reggono con budget inferiori ai 10.000 € annui.

Gli archivi di preprint

Un preprint è una versione di un articolo che viene condivisa su un server pubblico prima di essere sottoposta alla peer-review. Pubblicare in pre-print consente una condivisione rapida e un feedback immediato da parte della comunità. La piattaforma più nota è arXiv un punto di riferimento per la fisica, la matematica e l’informatica. ArXiv è finanziata da un consorzio di più di 30 enti di ricerca.

Gli overlay journal

Gli overlay journal sono delle riviste open access che non producono i contenuti, ma operano una selezione fra gli articoli disponibili in archivi pubblici. Le pubblicazioni possono essere già soggette a peer review o venir valutate dopo la selezione.

I mega journal

Un mega journal è una rivista open access che, a differenza delle riviste tradizionali, pubblica una grande mole di articoli afferenti a discipline diverse. Sono quindi delle riviste interdisciplinari e meno selettive. Gli editori dichiarano che gli studi non vengono valutati in base a quanto siano rilevanti per una disciplina ma solo per il loro rigore scientifico. Gli articoli sono sottoposti a peer review e il pagamento avviene tramite APC.

Gli accordi trasformativi

Per favorire la transizione verso un pieno open access, dal 2015 vengono stipulati degli accordi, detti trasformativi, fra editori e finanziatori pubblici. Questi accordi fanno sì che i fondi pubblici, precedentemente destinati agli abbonamenti, siano invece dati agli editori per sostenere le pubblicazioni in open access. Al 2023, sono stati siglati 500 accordi in 30 paesi per un totale di circa 900.000 articoli pubblicati.

Le iniziative per i paesi a basso reddito

Alcuni editori offrono sconti o la sospensione delle tariffe di pubblicazione ai ricercatori dei Paesi a basso reddito. Questo dovrebbe consentire una più equa accessibilità al dibattito scientifico. Di recente, ad esempio, la Cambridge University Press consente a ricercatori provenienti da 107 paesi di pubblicare nelle sue riviste gratuitamente.

La proposta Plan S

L’iniziativa Plan S richiedeva che a partire dal 2021 tutte le ricerche finanziate pubblicamente fossero disponibili in open access. La proposta era molto ambiziosa e non ha avuto il successo desiderato. Il gruppo di Plan S, che è tuttora attivo, è supportato da importanti finanziatori europei e internazionali, come la Commissione Europea e la World Health Organization (WHO).

Register to download vote results of this PlayDecide game.Register