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L'energia: produzione e mercato

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Author / translator Luigi Civalleri
Created 22 October 2020
Last edited 22 October 2020
Topics Economy, Energy, Environment

Policy positions

Policy position 1

1. La liberalizzazione del mercato dell’energia ha portato più problemi che vantaggi. Produzione e distribuzione dell’energia devono essere in mano pubblica.

Policy position 2

2. Anche se i comportamenti individuali sono importanti, dobbiamo chiedere all’industria, al commercio e ai trasporti di fare di più, perché da lì vengono i maggiori sprechi.

Policy position 3

3. Lo Stato deve incentivare i comportamenti virtuosi dei cittadini, aiutando chi installa impianti fotovoltaici, chi migliora l’isolamento termico della casa e così via.

Policy position 4

4. Il futuro ci riserverà buone notizie: la scienza troverà il modo di produrre energia in modo conveniente e pulito.

Policy position 5

5. Le ragioni dell’ambiente devono prevalere sugli altri bisogni: dobbiamo in ogni caso fermare le attività, come il fracking, che portano benefici economici in campo energetico ma hanno conseguenze potenzialmente gravi sull’ambiente. Il nucleare va bandito.

Policy position 6

6. È giusto che le bollette per elettricità e riscaldamento siano differenziate, con “premi” e “punizioni” per chi adotta o meno comportamenti che conducono a risparmi energetici.

Story cards

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Un fulmine porta molta energia (circa 5 miliardi di joule, quanto l’energia prodotta da 145 litri di petrolio), ma concentrata in uno spazio molto ridotto e per un periodo brevissimo. Nel 2007 un’azienda americana, la Alternate Energy Holdings, ha testato un metodo per catturare l’energia dei fulmini. Dopo un apparente successo iniziale, le ricerche si sono arenate. Secondo gli esperti, cercare di immagazzinare l’energia di un fulmine da terra con la tecnologia di oggi è ancora impraticabile.
Per la cronaca, si stima che al mondo cadano un centinaio di fulmini al secondo. Circa mille persone all’anno vengono uccise e diverse migliaia riportano lesioni gravi.

1. Colpo di fulmine
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A marzo del 2018 M. S. e sua moglie hanno lasciato la villetta della periferia di Boston dove abitavano per trasferirsi in campagna in una casa off the grid, cioè “staccata dalla rete”: non è collegata con la rete elettrica, né con quella idrica. Producono tutta l’energia necessaria con il fotovoltaico, raccolgono l’acqua piovana, scaldano con una stufa a biomassa (che brucia gli scarti del legno e i rifiuti). Non hanno frigorifero, coltivano la verdura che mangiano (sono vegani), limitano la spesa al minimo. Hanno addirittura un apparecchio a energia solare per essiccare gli elementi e conservarli. Sono però connessi a internet e tele-lavorano. Secondo le ultime stime, almeno 200.000 persone in Usa vivono off the grid, e sono in crescita.

2. Vivere senza rete
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A. Z. è un’attivista pugliese che si batte contro la costruzione del Tap, un gasdotto che porterà in Italia il gas proveniente dall’Azerbaigian. Dice: “Non è vero che siamo contrari a tutto e che siamo contro il progresso. Siamo contro questa opera specifica, perché è inutile e danneggia il territorio. È inutile perché di gasdotti ce ne sono abbastanza e in futuro i consumi diminuiranno. Ci danneggia, perché taglia in due una terra bellissima e la sua costruzione farà abbattere centinaia di ulivi, importanti per l’economia locale”. Secondo A. Z. e i suoi compagni i soldi spesi per la Tap dovrebbero essere investiti nella ricerca sulle energie alternative.

3. Non diciamo no a tutto
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C. P. è un ingegnere italiano che lavora a un grande progetto di ricerca internazionale chiamato ITER. L’obiettivo è ambiziosissimo: realizzare un reattore a fusione nucleare, cioè produrre energia nello stesso modo in cui lo fa il Sole. È davvero molto complicato, ci si lavora da anni e i primi risultati si vedranno forse nel 2025. In Italia a Frascati si costruirà una macchina sperimentale dedicata a questo, ma ci sono molti dubbi e incertezze tra l’opinione pubblica. “Sentono parlare di nucleare e hanno paura – dice C. P. – Ma la fusione non c’entra niente con la fissione, quella delle centrali nucleari classiche, perché non produce radiazioni dannose o scorie. È molto difficile far passare questo messaggio”.

4. Ricreare il Sole
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Al padre di G. C., un anziano pensionato che vive solo, hanno cambiato il contratto di fornitura dell’energia elettrica a sua insaputa. Si è presentato alla sua porta un giovane ben curato e sorridente, dicendo di venire da parte di un’azienda della luce per fare delle verifiche sulla fornitura, e gli ha chiesto di mostrargli l’ultima bolletta. Il fatto che il truffatore annotasse il numero della fornitura è bastato perché partisse il nuovo contratto. G. C. è riuscito a fare annullare il tutto, ma dice: “È una conseguenza della liberalizzazione del mercato, tutti cercano di accaparrarsi nuovi clienti a spese delle persone più deboli. Ed è anche difficile orientarsi con tutte queste nuove tariffe e offerte complicate”.

5. Attenti al cambiamento
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A. E. vive a Bolzano con la famiglia ed è molto orgoglioso della sua “casa passiva”. In pratica, la sua casa si riscalda e si raffresca praticamente da sola, con un consumo di energia davvero minimo. Come è possibile? “La tecnologia c’è – dice A. E. – Isolamento perfetto e sistemi che sfruttano il calore prodotto in vari modi, dal sole che batte sui vetri al calore rilasciato dai motori degli elettrodomestici. E d’estate ci rinfreschiamo con un particolare impianto di ventilazione naturale. È impressionante, quando l’architetto ci spiegava il progetto non potevo credere che tante cose fossero possibili”. E i costi? “Una casa passiva costa di più di una normale, ma nel giro di qualche anno si ripaga. L’anno scorso ho speso meno di 100 euro per il riscaldamento, pur vivendo in una città fredda!”

6. Il freddo mi fa un baffo
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G. L. è una dottoressa che lavora al pronto soccorso di un ospedale di Roma. Ogni anno in estate, quando il caldo si fa davvero insopportabile, si occupa di decine di casi di colpi di calore e deve purtroppo registrare il decesso di non pochi anziani. “Gli episodi di caldo sono sempre più lunghi e gravi, e gli organismi più deboli, come quelli di chi soffre di particolari patologie o degli anziani, perdono la capacità di termoregolarsi. L’aria condizionata secondo me sta diventando indispensabile. So bene che consuma ed è anti ecologica, ma di fronte al clima che cambia davanti ai nostri occhi dobbiamo cercare di sopravvivere”.

7. L’aria condizionata salva la vita
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P. T. è un meccanico specializzato che per due anni ha lavorato nel Mare del Nord su una piattaforma petrolifera a circa 80 chilometri dalla costa norvegese. Racconta: “All’inizio è dura, ma poi prendi il ritmo. Si lavora diciotto giorni di fila, dieci ore al giorno, poi si hanno dieci giorni di riposo. I viaggi in terraferma sono ridotti al minimo, sono stato anche sei mesi senza vedere la mia famiglia. Ho guadagnato circa cinque volte quel che prendo normalmente in fabbrica. Lo rifarei subito”. Ha qualche scrupolo sul fare un lavoro considerato nemico dell’ambiente? “Neanche per sogno, i livelli di sicurezza sono altissimi e le piattaforme di nuova generazione praticamente non inquinano. Questi ambientalisti da salotto da dove pensano che arrivino la benzina e i combustibili per produrre energia?”

8. In mezzo al mare
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H. S. passa molte delle sue notti a osservare il cielo, non per hobby ma per professione: è un’astronoma e dirige un gruppo di ricerca che scruta l’universo alla ricerca di cose esotiche come le pulsar (“Sono incredibili, il residuo di una stella che non c’è più, oggetti densissimi che ruotano su se stessi a grande velocità”). Lavora in un grande osservatorio sulle Ande in Cile, un posto remotissimo, uno dei pochi al mondo dove la notte il cielo è ancora pieno di stelle. “L’inquinamento luminoso è terribile – dice – Ormai tutto è illuminato a giorno. Il nostro lavoro è più difficile e la gente non alza più gli occhi al cielo per vedere le stelle. Mi fa rabbia quando torno in città vedere i palazzi per uffici con tutte le luci accese anche se dentro non c’è nessuno”.

9. Meno luce per favore
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W. Z. installa per mestiere impianti solari fotovoltaici. Negli ultimi anni si è trovato a lavorare soprattutto in campagna, dove chi possiede un terreno agricolo spesso trova conveniente affittarlo a chi produce energia elettrica. “All’inizio ero orgoglioso del mio lavoro – dice W. Z. – perché credo molto nell’energia pulita, e cosa c’è di più pulito della luce solare? Però ultimamente vedo sempre più campi convertiti a pannelli, e non è un bello spettacolo. Mi chiedo se non dovremmo studiare un’alternativa”. C. L., il suo datore di lavoro, la pensa diversamente: “È il futuro. Pensate che hanno calcolato che basterebbe coprire il 3% del territorio italiano con il fotovoltaico per soddisfare tutti i nostri bisogni di energia”.

10. I nuovi girasoli

INFO CARDSISSUE CARDS

1a. Cosa ci riserva il futuro?

Non possiamo sapere con certezza cosa ci aspetta nel futuro, ma di sicuro la tecnologia cambierà le nostre vite anche dal punto di vista della produzione e consumo di energia. È molto probabile, ad esempio, che avremo sempre meno automobili di proprietà e useremo servizi di car sharing (macchine di uso comune, da prendere secondo i bisogni), magari con guida automatica.

1b. Cosa ci riserva il futuro?

C’è poi la possibilità (anche se più incerta) che le nuove tecnologie ci forniscano energia a basso costo con metodi nuovi (pensiamo alla fusione fredda). In questo campo, dunque, bisogna sempre pensare a lungo termine, eppure spesso ci concentriamo su quello che accade qui e ora.

2. L’energia sicura

Gli italiani non vogliono le centrali nucleari sul loro territorio, come hanno ribadito in un referendum nel 2011. Le considerano poco sicure, o in generale le percepiscono come un rischio. Eppure in Francia, poco distante da noi, ci sono ben 19 centrali, che forniscono il 72% di tutta l’energia prodotta in quel paese. I cittadini francesi sembrano accettare la loro presenza. Ma allora i rischi sono veri o è questione di percezione e sensazioni?

3. Quanto mi costi!

Ci lamentiamo che la bolletta della luce sia sempre più alta e che l’energia sia troppo cara, ma è veramente così? In effetti siamo tra i paesi in Europa dove i costi sono più alti: paghiamo circa il 15% più della media. E non per colpa delle tasse, ma proprio per i costi di produzione: sulla bolletta elettrica italiana le imposte incidono circa per il 29% del costo totale, mentre in Germania superano il 50% e in Danimarca arrivano quasi al 68%.

4. Tutto a domicilio

È bello sapere che possiamo ordinare un libro, un vestito o la cena su un sito internet e trovarcelo a casa dopo poche ore. Ma ci siamo mai fermati a riflettere sull’impatto sui consumi? Per farci arrivare una merce a casa, un corriere deve ritirare il pacchetto e portarlo in giro per le strade con un furgone: più viaggi e più inquinamento. O no?

5. Consumi privati e pubblici

Ci dicono sempre che dobbiamo ridurre gli sprechi individuali: non esagerare con il riscaldamento, non lasciare la luce accesa, usare il meno possibile elettrodomestici che consumano molta energia, eccetera. Ma i consumi delle famiglie sono poca cosa rispetto a quelli dell’industria o dei trasporti, sui cui il cittadino comune ha poco potere. Giusto? Possiamo pensare ad azioni efficaci che portino a un risparmio pubblico?

6. Il sole anche di notte

Un aspetto della nostra civiltà che diamo per scontato è il fatto che di notte le città siano illuminate. Nei secoli passati non era così: la notte tutto era buio pesto, e si rimaneva in casa. L’illuminazione pubblica dà sicurezza, ci permette di prolungare le giornate lavorative e il tempo libero. Però spesso comporta sprechi (e tra le varie conseguenze c’è il fatto che nelle città non si vedono più le stelle).

7. Caldo o freddo

L’OMS ha indicato come condizione ottimale di lavoro in ufficio una temperatura compresa tra i 18 e 24 gradi. In Italia, l’Inail raccomanda di mantenere una temperatura compresa tra i 18 e i 22 gradi in inverno e in estate di non superare i 7 gradi di differenza tra esterno e interno (ad esempio con 33 gradi fuori dentro si scende massimo a 26). Non avere la temperatura che piace è un prezzo piccolo o grande per ridurre i consumi energetici?

8. Il Tap

In Puglia si sta costruendo un gasdotto chiamato Tap, che sta per Trans Adriatic Pipeline, e che servirà a portare in Italia il gas proveniente dall'Azerbaigian. È considerato un'opera strategica, ma è stato molto contestato dalle popolazioni locali, e a livello nazionale da alcuni partiti. Avere energia più a buon mercato comporta sempre che qualcuno sia scontento?

9a. Energia e politica

L’Italia, come tanti altri paesi, non produce energia a sufficienza per i propri bisogni, quindi deve importarla. A volte la importa già prodotta: il 15% dell’elettricità che consumiamo arriva dall’estero (soprattutto dalle centrali nucleari francesi!). Oppure importa il combustibile che fa funzionare le centrali: dobbiamo importare più di un milione di barili di petrolio al giorno e 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

9b. Energia e politica

Ce li vendono paesi spesso “problematici” perché non proprio democratici. E se qualcuno di questi paesi dall’oggi al domani decidesse di chiudere i rubinetti?

10. Efficienza contro costi

Gli elettrodomestici nuovi, quelli che sono classificati con sigle come A e A+++, consumano molto meno di quelli vecchi. Lo stesso vale per le automobili: i nuovi modelli non solo inquinano di meno, ma richiedono anche molto meno carburante rispetto al passato. Quindi dovremmo tutti cambiare il frigo e la macchina? E se non abbiamo i soldi? Un giorno potremmo forse essere obbligati a farlo?

11. Fame di combustibile: il fracking

Il mondo ha fame di petrolio e di gas, e per succhiarlo dalle profondità della Terra si sono inventate molte tecniche. Una di queste si chiama fracking o fratturazione idraulica, che in pratica consiste nello sparare acqua nel sottosuolo. Molti lo considerano dannoso, perché inquina e forse potrebbe addirittura causare terremoti. La usano soprattutto gli Usa, per ridurre la dipendenza dalle importazioni, Ma a che prezzo per l'ambiente?

12. Il telelavoro

Molti pensano che in futuro andremo sempre meno in ufficio o in fabbrica e lavoreremo sempre più da casa, grazie alle nuove tecnologie. Magari anche le scuole faranno sempre più lezioni on line. Ciò significa minore esigenza di spostamenti e minore consumo energetico, ma forse anche nuove abitudini e aumento di consumi da altre parti (pensiamo ad esempio che oggi chi è fuori casa per lavoro tiene il riscaldamento più basso durante il giorno).

13. Sempre più avidi di energia?

Secondo l’International Energy Agency tra il 2018 e il 2040 il fabbisogno energetico a livello mondiale aumenterà del 30%, a causa soprattutto dell’aumento della popolazione urbana. Dove troveremo questa energia in più? Saremo tutti costretti a cambiare, anche di molto, le nostre abitudini quotidiane?

14. L’impronta energetica

Alla fine del secolo scorso si è iniziato a parlare di impronta ecologica, un parametro che calcola quanto costa all’ambiente la nostra presenza sulla Terra. Ognuno può calcolare la propria su siti specializzati in rete. Tra i fattori che la influenzano di più sono il tipo di riscaldamento casalingo e l’uso della macchina. Siamo disposti a cosa, pur di ridurla?

15. Bollette differenziate

Forse non tutti sanno che l’energia elettrica non ha sempre lo stesso prezzo durante il giorno: molti gestori fanno pagare di meno i consumi nelle ore serali, quando c’è meno richiesta pubblica perché uffici e negozi sono chiusi, e molti hanno piani tariffari con orari differenziati. Lo sapevate? È utile come incentivo a consumare meglio?

16. Città senza macchine

Molte città vietano l'ingresso alle auto più inquinanti e hanno limiti alla circolazione nelle zone centrali. Sono provvedimenti che mirano a ridurre l’inquinamento e l’uso del mezzo privato. Non tutti sono d’accordo sulla loro utilità, ma molti comuni dicono che non ci sono alternative. In futuro useremo l’auto sempre di meno? E chi vive in posti dove i trasporti pubblici non ci sono o non funzionano?

17. Troppo caldo, troppo freddo

Capita spesso di entrare in negozi o locali pubblici e di trovare una temperatura esageratamente calda d’inverno e fredda d’estate. È uno spreco di risorse, cosa possiamo fare per ridurlo? Multe? Da privati cittadini, boicottare quei posti?

18. Tutto sempre aperto

Si sta diffondendo, soprattutto nelle grandi città, uno stile di vita detto “24/7”, in cui tutto è aperto 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Per alcuni è una gran comodità, altri pensano che sia dannoso e che distrugga la vita sociale. Ma c’è anche da considerare il maggior consumo energetico: un negozio che non chiude mai consuma un sacco! Anche questo fattore è da mettere in bilancio quando decidiamo se questa evoluzione sia una buona cosa o no.

19. Il costo dei trasporti

Viaggiare è bello ed è sempre meno caro, grazie soprattutto alle compagnie low cost. Ma ha un costo nascosto, dato dalle energie richieste a persona e soprattutto dal suo impatto ecologico. È stato calcolato che per andare da Milano a Roma una persona consuma 80 chili circa di CO2 in aereo, 60 in automobile e 20 in treno. Vogliamo pensarci al prossimo viaggio?

20. Quanto le energie alternative sono veramente pulite?

Le energie rinnovabili portano indubbiamente molti vantaggi, ma non sono proprio a costo zero per l’ambiente. Pensiamo all’impatto sul paesaggio che hanno le dighe idroelettriche, o le pale dell’energia eolica, al fatto che le batterie delle auto elettriche sono inquinanti e difficili da smaltire, e così via. Che prezzo, in termini ambientali, siamo disposti a pagare per avere energia “pulita”?

1a. Cos’è l’energia?

In fisica, l’energia è semplicemente la capacità di compiere lavoro; in pratica l’energia di un sistema dà la misura di quali trasformazioni il sistema può indurre su altri oggetti, interagendo con questi. Può assumere diverse forme: ad esempio l’energia elettrica è dovuta alla presenza di corpi dotati di carica e potenziale diversi, quella nucleare tiene uniti i neutroni e i protoni nel nucleo di un atomo, e così via.

1b. Cos’è l’energia?

In campo civile e industriale si misura di solito in chilowattora (kWh): 1 kWh corrisponde all’applicazione di una potenza di 1000 watt per un’ora. Una comune stufetta da 1000 watt accesa per un’ora consuma, appunto, 1 kWh.

2a. Il fabbisogno energetico

Secondo i dati Istat, l’Italia nel 2017 ha avuto bisogno di 320,5 TWh, dove un TWh è pari a un miliardo di chilowattora. L’Autorità per l’Energia ha stabilito che una famiglia tipo, con 3-4 componenti, elettrodomestici standard (senza scaldabagno elettrico) e fornitura elettrica standard da 3 kW, necessita di almeno 2.700 kWh all’anno.

2b. Il fabbisogno energetico

(Curiosità: un maschio adulto in media ha bisogno di 2600 calorie al giorno per vivere, che equivalgono a circa 3 kWh: più o meno quanto un forno elettrico acceso alla massima potenza per 2 ore)

3a. Produzione di energia in Italia

Nel 2017 in Italia si sono prodotti 295,8TWh. Per il 70,8% si tratta di energia termoelettrica, cioè generata bruciando petrolio, gas o carbone, che continua non solo a fare la parte del leone ma anche ad aumentare (+5,0% rispetto al 2016). Seguono l’idroelettrico con il 12,8% (in calo rispetto agli anni passati) e per il restante 16,3% dalle fonti rinnovabili, cioè eolico, solare-fotovoltaico e geotermico.

3b. Produzione di energia in Italia

La produzione non è sufficiente al fabbisogno del Paese, che è costretto a importare circa 50 TWh l’anno, soprattutto dalla Francia.

4a. Produzione e consumo di energia nel mondo

Secondo i dati dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) nel 2016 si sono prodotti nel mondo 168.481 miliardi di chilowattora (TWh) e se ne sono consumati 109.136. La differenza è data dalle perdite per inefficienza del sistema (ad esempio, dal fatto che per spostare una fonte di energia come il petrolio si consuma a sua volta energia).

4b. Produzione e consumo di energia nel mondo

Per quel che riguarda le fonti di produzione, il petrolio conta per il 31,3% del totale, il carbone e similari per il 28,6, il gas naturale 21,2, rifiuti e biomasse 10,3, nucleare 4,8, idroelettrico 2,4, altre rinnovabili (solare ecc.) 1,4. Dal lato consumi, solo il 18% se ne va in elettricità, mentre la parte del leone la fanno riscaldamento, preparazione alimenti e trasporti.

5a. Chi consuma e produce di più

Tre paesi da soli consumano oltre il 40% dell’energia mondiale: nell’ordine Cina, Usa e India. Gli Usa però hanno circa un quarto degli abitanti degli altri due paesi. Per quel che riguarda il consumo pro capite, capeggiano la classifica i Paesi freddi e gli Usa: nell’ordine Islanda, Canada, Usa, Lussemburgo, Finlandia e Norvegia. Per avere un’idea delle grandezze, il valore pro capite degli Usa è quasi tre volte quello dell’Italia.

5b. Chi consuma e produce di più

A livello di produzione, i primi tre Paesi sono Cina, Usa e Russia. Gli Usa sono i maggiori produttori di petrolio al mondo, davanti ad Arabia Saudita, Russia e Canada. Usa e Russia sono in testa alla classifica del gas naturale, mentre la Cina domina quella del carbone.

6a. A chi paghiamo la bolletta?

Fino al 1999 in Italia c’era un solo produttore di energia, l’ENEL (Ente Nazionale per l’Energia Elettrica). Da quell’anno invece, con il decreto sulle liberalizzazioni, nuovi soggetti possono operare nel campo della produzione di energia elettrica. I primi tre gruppi oggi attivi sono Enel, Eni e Edison, che da soli coprono la metà della capacità nazionale.

6b. A chi paghiamo la bolletta?

In teoria ognuno oggi è libero di scegliere il fornitore che vuole, ma esiste la possibilità di sfruttare il cosiddetto “servizio di maggior tutela” e continuare la fornitura di energia elettrica o gas alle tariffe stabilite dalle autorità pubbliche. Oggi ne usufruiscono circa il 60% delle utenze domestiche, ma dal luglio 2020 questo regime cesserà e rimarrà solo il libero mercato.

7a. Il nucleare

In Italia, dal 1963 al 1990, hanno operato quattro centrali nucleari. Avrebbero dovuto essere di più, perché negli anni Sessanta si puntava molto su questa energia, che però non è mai arrivata a coprire oltre il 5% del fabbisogno energetico nazionale.

7b. Il nucleare

Nel 1987 un referendum, svolto un anno dopo il disastro di Cernobyl, pose le prime limitazioni allo sviluppo dell’energia nucleare, che in pratica fu fermata. La fine definitiva fu sancita da un altro referendum nel 2011. Le ultime centrali smisero di funzionare nel 1990, e da allora sono in fase di smantellamento, fase che finirà nel 2025. L’Italia è ancora alla ricerca di un luogo sicuro dove stoccare tutte le scorie, che attualmente sono dispe

8. Quanto consumiamo nella vita quotidiana?

Si stima che in una famiglia di 4 persone senza particolari esigenze la tv consumi 190 kWh all’anno, lavatrice e lavastoviglie 220 ciascuna, il frigo con congelatore 310, il condizionatore (che pure si usa pochi mesi l’anno) ben 425. Il computer consuma solo 100 kWh all’anno. Il ferro da stiro, che in sé consuma moltissimo, conta poco nel bilancio annuo perché è tenuto acceso in media non più di 30 minuti al giorno, per un totale di 160 kWh annui

9. Consumi civili e industriali

Secondo i dati ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), il settore civile assorbe il 39,3% dell’energia utilizzata ogni anno in Italia, seguito dai trasporti con il 32,1% e infine dall’industria con il 20,7%.
È interessante notare che nel 1990 l’industria era al primo posto con più del 30%, contro il 29,0% ciascuno di trasporti e usi civili. L’agricoltura conta solo per il 2,3%.

10a. Quanto mi costi?

Secondo i dati Eurostat, il prezzo medio dell’energia per il cittadino in Italia è tra i più alti in Europa. Considerando una famiglia con consumi medi, abbiamo infatti un costo di 0,234 € per kWh, il quinto in assoluto dopo Danimarca (che capeggia la classifica con 0,308 €), Germania, Belgio e Portogallo. La media europea è 0,196.

10b. Quanto mi costi?

Il prezzo della bolletta è dato non solo dal costo della materia prima, ma anche dalle spese di trasporto, dalla gestione del contatore, e dalle imposte. Ecco perché in alcuni Paesi, pur costando meno la materia prima, il costo finale dell’elettricità risulta più altro rispetto ad altri (è il caso della Danimarca e della Germania).

11a. Il combustibile fossile

Si definiscono “fossili” quei combustibili derivanti dalla trasformazione naturale di sostanze organiche seppellite sottoterra nel corso delle ere geologiche: in un certo senso, sono serbatoi di energia solare accumulata nel tempo, direttamente raccolta dalle piante o indirettamente, tramite la catena alimentare, dagli organismi animali. Oggi si utilizzano soprattutto petrolio, carbone e gas naturale.

11b. Il combustibile fossile

I combustibili fossili sono oggi la principale fonte energetica sfruttata dall’umanità, perché hanno notevoli vantaggi: sono "compatti", ovvero hanno un alto rapporto energia/volume, facilmente trasportabili e immagazzinabili, sono utilizzabili con macchinari abbastanza semplici e costano relativamente poco.
Ovviamente hanno anche importanti svantaggi: sono inquinanti, fanno aumentare la quantità di CO2 in atmosfera e non sono risorse rinnovabili

12. Finirà mai il petrolio?

I combustibili fossili sono “non rinnovabili” perché si pensa che ce ne siano quantità limitate nella crosta terrestre, che prima o poi finiranno. È molto difficile fare stime sulle riserve ancora disponibili. Per il petrolio, ad esempio, le valutazioni vanno da 35 anni a molti secoli. Nuovi metodi estrattivi come il fracking consentono di raggiungere giacimenti prima non utilizzabili, ma non è chiaro quanto economicamente sostenibili in futuro.

13a. Energie rinnovabili

Le fonti di energia rinnovabili sono quelle che si rigenerano a scale temporali umane (e non geologiche, come il petrolio). Secondo un rapporto dell’agenzia REN21, nel 2016 le energie rinnovabili sono state il 23,7% della produzione mondiale di energia elettrica; in gran parte si tratta di utilizzo di biocombustibile, seguito da idroelettrico, solare, geotermico ed eolico. Il dato è in crescita e gli investimenti sono notevoli.

13b. Energie rinnovabili

Si stima che l’incremento nella produzione di energia solare fotovoltaica, trainata da India e Cina, farà diventare il solare l’energia rinnovabile di riferimento entro il 2040, quando il 40% del consumo mondiale sarà coperto da fonti rinnovabili.
In Italia la principale produzione è quella idroelettrica (14% del totale), seguita da solare (9), eolico (6), biomasse (6) e geotermico (2).

14a. L’efficienza energetica

L’efficienza energetica è sostanzialmente la capacità di riuscire a “fare di più con meno”. Si parla di efficienza sia per quel che riguarda le fonti (quale fonte permette di ottenere più energia con minori quantità e sforzi?) sia per quel che riguarda i consumi (come possiamo evitare gli sprechi?).

14b. L’efficienza energetica

Secondo le stime del Dipartimento dell’energia americano, l’energia meno costosa da produrre è quella da gas naturale, seguita dall’idroelettrica e dal carbone. Naturalmente sono stime di puri costi industriali, che non tengono conto dei costi ambientali. Ci sono poi altri fattori in gioco: l’eolico, ad esempio, è efficiente in sé ma ha il problema dell’imprevedibilità della fonte.

15a. Il trasporto dell’energia: le reti

L’energia elettrica deve essere trasportata in qualche modo dalle centrali di produzione fino ai luoghi di utilizzo, che possono essere distanti decine o centinaia di chilometri. In Italia la trasmissione su lunghe distanze è gestita da un unico operatore (Terna), mentre la distribuzione agli utenti finali è gestita da numerose società in concorrenza tra loro.

15b. Il trasporto dell’energia: le reti

Sulle reti avvengono delle inevitabili dispersioni di energia (dal 2 al 10% a seconda della tensione). Non tutti sanno che queste perdite di rete sono in parte pagate dai consumatori, con un addebito sulla bolletta stabilito un modo convenzionale dall’Autorità per l’energia (AEEG).

16a. Abitudini di risparmio

Tra i vari consigli che si danno di solito per ridurre i consumi di elettricità e riscaldamento, e dunque risparmiare, alcuni spiccano per efficacia. Ad esempio: sostituire 4 lampadine tradizionali con quelle di ultima generazione è un investimento che si ripaga in meno di un anno; diminuire di un grado la temperatura in casa porta a un risparmio nei consumi quasi del 10%.

16b. Abitudini di risparmio

Forse il più sorprendente è lo spegnere lo stand-by degli elettrodomestici come la televisione, che può far risparmiare decine di euro all’anno: serve un’intera centrale termoelettrica di medie dimensioni per produrre l’energia spesa ogni giorno in Italia per tenere in stand-by gli elettrodomestici! La questione è talmente seria che l’Unione Europea ha emesso regolamenti in proposito, che obbligano i produttori a inserire sistemi di spegnimento.

17. L’autoproduzione

In Italia nel 2018 sono presenti circa 818.000 impianti fotovoltaici, l’83% dei quali è di potenza limitata a uso domestico. Chiunque abbia un luogo su cui installare i pannelli può prodursi da sé l’energia, e può anche scegliere di vendere al gestore della rete quella che produce in surplus. L’installazione dei pannelli è costosa, ma per gli impianti messi in opera fino a tutto il 2018 erano previsti incentivi statali.

18a. Come ci scaldiamo

I modi con cui riscaldiamo le nostre abitazioni dipendono essenzialmente dalla rete a cui siamo o non siamo collegati. I sistemi autonomi prevedono un impianto per ogni abitazione: camini, stufe o caldaie (in quest’ultimo caso, però, la casa deve essere connessa alla rete che fornisce il gas). Ci sono poi i sistemi a centrale condominiale, i più diffusi, in cui si produce calore nell’edificio e lo distribuisce nei singoli appartamenti.

18b. Come ci scaldiamo

Il sistema più comune per la distribuzione è quello a circuito chiuso (i classici termosifoni): la caldaia riscalda l’acqua che raggiunge i radiatori a circa 80° C, ne esce a circa 65-70° C e torna alla caldaia, dove viene nuovamente scaldata.
Negli ultimi anni si sono diffusi impianti in cui la produzione non avviene dentro l’edificio ma fuori, nelle centrali di quartiere o attraverso il teleriscaldamento.

19a. Cogenerazione e teleriscaldamento

Il teleriscaldamento è in pratica l’estensione a livello di quartiere/città del classico sistema a caldaia centralizzata dei condomini: c’è una centrale di produzione da cui, attraverso una rete di tubature, si distribuisce acqua calda o vapore fino alle abitazioni; dopo aver scaldato gli ambienti, il fluido ritorna alla centrale e il ciclo ricomincia.

19b. Cogenerazione e teleriscaldamento

Il calore è solitamente prodotto in una centrale di cogenerazione che sfrutta il calore generato dalla produzione di energia elettrica, oppure utilizzando il calore proveniente dai termovalorizzatori, impianti che bruciano in modo tecnologicamente avanzato i rifiuti solidi urbani.
La prima città italiana a dotarsi di teleriscaldamento è stata Brescia nel 1972. Oggi è Torino a possedere la rete più estesa d’Italia, e fra le maggiori d'Europa.

20a. Gasdotti e oleodotti

Per trasportare i combustibili fossili fluidi, cioè petrolio e gas naturale, sono necessarie lunghe tubature, dette rispettivamente oleodotti e gasdotti. Si calcola che la lunghezza totale delle condotte in tutto il mondo sia circa un milione di chilometri, ovvero più di 25 volte la circonferenza della Terra. Sono costosi da costruire e portano problemi ambientali e di sicurezza, ma rimangono il sistema più economico per il trasporto via terra.

20b. Gasdotti e oleodotti

L’Italia importa molto gas naturale, dunque ha necessità di vari gasdotti. Le principali vie sono il TAG, che parte dalla Russia e arriva al confine con l’Austria, il TRANSITGAS (gas dal Nord Europa attraverso la Svizzera) e il TTPC dalla Tunisia. È in costruzione il TAP (Trans Adriatic Pipeline), che porterà il metano dall’Azerbaijan in Puglia. Questa infrastruttura riverserà nelle reti nazionali 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno.

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