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Planet: a serious game

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L’illegalità ambientale comprende tutte le azioni che violano le leggi a tutela dell’ambiente: dallo smaltimento illecito di rifiuti al traffico di specie protette, dalle cave illegali alle case abusive, dal saccheggio del patrimonio naturale e culturale alle frodi agroalimentari, la tipologia di

Author / translator Segreteria MAcA

L’illegalità ambientale comprende tutte le azioni che violano le leggi a tutela dell’ambiente: dallo smaltimento illecito di rifiuti al traffico di specie protette, dalle cave illegali alle case abusive, dal saccheggio del patrimonio naturale e culturale alle frodi agroalimentari, la tipologia di attività illecite è enorme.
L’aggressione all’ambiente è anche uno dei sistemi con cui, sempre di più, le organizzazioni mafiose accumulano e riciclano profitti, sfruttando, in Italia e non solo, una fitta rete di collusioni tra imprenditori senza scrupoli, amministratori corrotti, esperti che vendono le loro competenze a chi le paga meglio.

Il primo e più importante antidoto è la consapevolezza: saper riconoscere l’illegalità ambientale, nelle sue diverse forme, e formarci un’opinione informata sulle possibili soluzioni. Planet: a serious game può guidare i primi passi in questo percorso, alla scoperta di un ambito appassionante e fondamentale per la protezione dell’ambiente.

Created 12 November 2025
Last edited 20 November 2025
Topics Education, Environment, Sustainability

Policy positions

Policy position 1

La protezione ambientale è fondamentale, è responsabilità dei governi e dei cittadini. Non ci può essere qualità della vita senza qualità dell’ambiente; dobbiamo proteggere il clima, respirare aria pulita, mangiare cibi sani, godere di una natura in equilibrio. Leggi rigorose, controlli e pene per chi non le rispetta sono essenziali, ma non sufficienti: occorre vivere in modo coerente, informato e vigile rispetto alle illegalità ambientali.

Policy position 2

La protezione ambientale è importante, è responsabilità dei governi. L’ambiente in cui viviamo è la nostra casa e quella delle future generazioni. Per vivere bene dobbiamo proteggere il clima del pianeta, respirare aria pulita, mangiare cibi sani, godere di una natura in equilibrio. Occuparsi di questo è compito dei governi, con leggi, controlli e pene per chi non le rispetta, perché le scelte dei singoli individui non possono fare la differenza.

Policy position 3

Le priorità sono economiche. I problemi ambientali esistono; ma in un mondo imperfetto, in cui molti faticano ad arrivare a fine mese, a trovare lavoro, a pagare l’affitto, la cosa davvero importante è proteggere l’economia, favorendo l’attività delle imprese ed evitando di ostacolarle con regolamentazioni ambientali stringenti e continui controlli. In questo modo si fa aumentare l’occupazione, la ricchezza, e si migliorano le condizioni di vita.

Policy position 4

Le catastrofi ambientali sono una bufala. Oggi si sente continuamente parlare di cambiamento climatico, perdita di biodiversità, inquinamento dell’aria e dell’acqua, ma in realtà è normale che l’essere umano modifichi il proprio ambiente, è suo diritto ed è sempre accaduto. Penso che ci siano cose più importanti di cui occuparsi, ad esempio rimuovere i tanti ostacoli che rendono la vita difficile a chi ha talento e può usarlo per avere successo.

Story cards

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Donato (Cafagna), prefetto, è stato incaricato nel 2012 dal Ministero dell’Interni per rafforzare la risposta delle istituzioni di fronte l’emergenza dei roghi di rifiuti nelle province di Napoli e Caserta. Ha promosso il “Patto per la Terra dei fuochi”, tra la Regione Campania, i comuni più colpiti dai fenomeni d’illegalità ambientale, l’agenzia di protezione ambientale (ARPA) della Campania e le associazioni presenti sul territorio. Oltre a potenziare le attività di monitoraggio ambientale e sorveglianza, il Patto prevede formazione del personale (polizie locali, vigili del fuoco) alle tecniche di investigazione sul territorio e l’adozione di strumenti di trasparenza e partecipazione come la piattaforma «PROMETEO» per raccogliere segnalazioni da cittadini.

Sentinella di legalità
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Anna Maria (Moschetti), è una pediatra impegnata in prima linea nella difesa della salute dei bambini in aree contaminate. Come referente per l’Associazione Culturale Pediatri in Puglia e Basilicata, ha denunciato con forza l’impatto dell’inquinamento industriale (in particolare a Taranto, zona dell’ILVA) sulle malattie pediatriche, portando evidenze scientifiche nelle sedi istituzionali e sensibilizzando l'opinione pubblica. La sua voce è diventata simbolo della medicina che si mette al servizio della giustizia ambientale e sociale. Ha vinto nel 2022 il premio “Ambientalista dell’anno” promosso da Legambiente e La Nuova Ecologia.

Una diagnosi per l’ambiente
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Piergiorgio (Boscagin), presidente del circolo di Legambiente “Perla Blu” di Cologna Veneta, in provincia di Vicenza, è stato tra i primi a denunciare il gravissimo inquinamento causato dai PFAS -- sostanze chimiche usate per rendere diversi materiali impermeabili e resistenti alle alte temperature (si usano ad esempio per pentole antiaderenti, tessuti tecnici, imballaggi alimentari). Non si degradano, dunque si accumulano nell’ambiente e causano gravi danni alla salute. Le principali aree contaminate da PFAS In Italia si trovano in Veneto, Piemonte e Lombardia, soprattutto per attività industriali chimiche. Grazie alle denunce di Piergiorgio, all’impegno dell’associazione “Mamme No Pfas” e al lavoro degli avvocati dei Centri di azione giuridica di Legambiente, è scattata un’inchiesta che ha portato nel giugno del 2025 alla condanna da parte del Tribunale di Vicenza a pene fino a 17 anni di reclusione per i manager di diverse imprese coinvolte, con risarcimenti per decine di milioni di euro e l’obbligo di bonificare le aree inquinate.

Contaminazioni e denunce
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Luca (Ramacci), magistrato, è considerato uno dei massimi esperti italiani nella normativa penale di lotta agli ecocrimini. Sostituto procuratore a Venezia, ha sviluppato inchieste importanti, coordinando il Nucleo di tutela ambientale della Procura. Un impegno proseguito nel tempo, fino al ruolo attuale di presidente di Sezione presso la Terza sezione penale della Cassazione, a cui si devono le sentenze più significative in materia di tutela penale dell’ambiente degli ultimi anni. Ha contribuito alla stesura della legge 68, che ha introdotto nel 2015 i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale ed è il fondatore del sito lexambiente.it.

Il filo della giustizia
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Giulia è una giovane attivista di Libera. Laureata in scienze politiche e sociali, partecipa a campi di formazione, promuove incontri nelle scuole, promuove azioni di cittadinanza attiva e tutela del territorio, produce materiali didattici e accompagna i familiari delle vittime delle ecomafie nelle battaglie per la verità. Si batte per la valorizzazione dei beni confiscati a chi ha commesso reati ambientali, trasformandoli in aziende agricole sostenibili, centri di educazione ambientale, spazi sociali e culturali per la comunità.

Voci di rinascita
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Rocco gestisce la manodopera nei campi per conto di imprenditori senza scrupoli. Recluta migranti e lavoratori vulnerabili, promettendo salario e dignità, ma li sottopone a turni massacranti, paghe misere e condizioni disumane. Vive del bisogno altrui, approfittando della povertà e della mancanza di controlli. Dietro la sua attività si muovono interessi mafiosi, affari illeciti, e un’intera filiera agroalimentare che chiude gli occhi.

Catene nei campi
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Lucia è cresciuta a pochi metri dallo stabilimento Eternit di Casale Monferrato. Non ha mai lavorato in fabbrica, ma l’amianto era ovunque: nei cortili, sulle tettoie, nell’aria. Suo padre è morto di mesotelioma, come centinaia di altri cittadini. Oggi Lucia è parte civile nei processi, si batte per la bonifica, per la giustizia, per non dimenticare. La sua voce rompe il silenzio di chi per anni ha ignorato o nascosto. È la memoria viva di un crimine industriale.

La forza della memoria
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Marco è un ufficiale del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri e da anni si occupa di crimini ambientali. Durante una delle sue indagini più delicate, scoprì una cava abbandonata usata per interrare rifiuti tossici: fanghi industriali, scarti chimici, amianto: tutto sepolto sottoterra, senza protezioni. Le analisi dimostrarono che le falde acquifere erano contaminate. Dietro quel traffico c’era una fitta rete criminale, legata a imprese “pulite” in apparenza ma complici dell’ecomafia. Marco e la sua squadra fecero sequestri, denunciarono, fecero arresti – consapevoli che il sistema si rigenera in fretta e a volte trova alleati anche dove dovrebbe esserci legalità. Quando un contadino lo ha ringraziato per aver liberato i suoi campi da quella minaccia invisibile, ha capito che stava davvero proteggendo qualcosa di prezioso: il diritto delle persone a vivere in un ambiente sano e giusto.

Scavare nell’invisibile
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Gianni è titolare di un’azienda di costruzioni. Per anni ha lavorato nel rispetto delle regole, ma i costi di smaltimento dei rifiuti edili erano diventati insostenibili. Così, quando un “mediatore” gli propose una soluzione più economica e senza troppa burocrazia, Gianni accettò. Non fece troppe domande: pagava meno della metà, nessuna tracciabilità, e i rifiuti sparivano. Venivano sistemati in cave dismesse, campi agricoli o nei pressi di corsi d’acqua. Per anni ha portato avanti questa pratica, guadagnando di più, prendendo più appalti, e restando lontano dai controlli. Ma un’indagine delle forze dell’ordine lo ha raggiunto: intercettazioni, tracciamenti GPS e testimonianze lo hanno incastrato. È stato denunciato per gestione illecita di rifiuti e disastro ambientale. Gianni oggi è in attesa di processo. Dice di essersi pentito, ma continua a sostenere che il sistema lo abbia costretto a fare quella scelta.

Una scelta conveniente
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Lorenzo ha 24 anni e studia Giurisprudenza all’università. Per la sua tesi ha scelto di approfondire il tema dei reati ambientali, con un focus sulle ecomafie. L’argomento lo ha incuriosito dopo aver seguito un seminario in cui si parlava di traffico illecito di rifiuti e collusioni con la criminalità organizzata. Negli ultimi mesi ha raccolto sentenze, analizzato articoli di giornale e intervistato alcuni esperti, tra cui un ex pubblico ministero che si è occupato di ecoreati. Sta cercando di capire quanto la legge 68 del 2015 abbia effettivamente cambiato le cose. Non si aspettava di trovare una rete così complessa di attori coinvolti: aziende, politici, intermediari, clan mafiosi. Si è reso conto che spesso i reati ambientali non fanno notizia, ma hanno conseguenze concrete sulla vita delle persone. Lorenzo non sa ancora cosa farà dopo la laurea, ma gli piacerebbe continuare a lavorare su questi temi, per contribuire a rendere il mondo un po’ più trasparente.

Una tesi sul campo
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Andrea ha 42 anni e vive ai margini di un parco naturale. Conosce ogni sentiero, tana e abitudine degli animali protetti. Un tempo lavorava come guida escursionistica, ma dopo aver perso il lavoro ha iniziato a fare soldi vendendo animali selvatici e parti di essi a collezionisti e ristoratori senza scrupoli.
È convinto che la fauna sia “una risorsa come un’altra”. Usa trappole e richiami elettronici, aggira i controlli forestali e spesso corrompe guardie locali.
Non si sente un criminale: secondo lui sta solo “integrando lo stipendio”. La comunità lo teme perché sospetta dei suoi giri, ma nessuno parla apertamente per paura di ritorsioni.

La Trappola del Bracconiere
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Arturo è un imprenditore di 50 anni che possiede una piccola azienda di legname. Da anni taglia più alberi di quanti gliene siano concessi, e spesso opera in aree protette durante la notte usando mezzi con targhe coperte.
Vende legname pregiato a prezzi stracciati a grossisti che non chiedono troppe spiegazioni. Giustifica il suo operato dicendo che “la burocrazia ammazza il lavoro” e che senza quei tagli non potrebbe competere sul mercato.
Non vede il dramma della deforestazione: per lui gli alberi ricrescono e la natura è “robusta”. Usa contatti politici per evitare controlli e impiega personale senza contratto, sfruttandone la vulnerabilità.

Il Disboscatore Illecito
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A 35 anni, Sara gestisce una società che dichiara di occuparsi di riciclo e smaltimento rifiuti. In realtà, per ridurre i costi, devia parte dei materiali che hanno meno valore o sono più difficili da riciclare verso impianti abusivi o li fa “sparire” seppellendoli in terreni affittati con false identità.
Riesce a offrire prezzi molto più bassi dei concorrenti proprio perché elude molti processi di trattamento. Sostiene che “il riciclo costa troppo” e che “tanto nessuno controlla davvero cosa succede ai rifiuti”.
Si presenta come un’imprenditrice green nelle fiere e negli eventi, sfruttando la crescente attenzione per i temi ambientali, ma dietro le quinte inquina su vasta scala, mettendo a rischio falde acquifere e salute pubblica.

La “Regina” del Riciclo

INFO CARDSISSUE CARDS

Caporalato

In molte zone d’Italia, migliaia di braccianti agricoli, spesso stranieri, lavorano sotto intermediari illegali che organizzano il lavoro in nero, e vengono pagati pochi euro l’ora, senza diritti, tutele sanitarie o contratti. Secondo l’ultimo Rapporto su “Agromafie e caporalato” , si stima che siano circa 200.000 i lavoratori irregolari nell’agroalimentare.

Contraffazione di prodotti “Made in Italy”

La contraffazione è la produzione e vendita illegale di beni che imitano marchi e prodotti originali. Alimenti, moda, cosmetici, oggetti artigianali vengono copiati, prodotti con standard di qualità inferiori, e venduti come “Made in Italy”, danneggiando la salute dei consumatori e l’economia. Il giro d’affari con marchio falso supera i 7 miliardi di euro l’anno. Oltre 120.000 tonnellate di cibo contraffatto sono state sequestrate tra il 2021 -23

Smaltimento illegale di rifiuti in terreni agricoli e discariche abusive

Lo smaltimento illecito di fanghi industriali o rifiuti speciali avviene quando materiali inquinanti vengono depositati illegalmente su suolo agricolo o comunque al di fuori delle discariche autorizzate. Fanghi di depurazione, rifiuti tossici vengono sversati illegalmente nei campi per ridurre i costi di smaltimento, contaminando suolo, falde e prodotti alimentari. I terreni agricoli possono anche diventare aree di smaltimento di scarti (ecoball)

Traffico illegale di gas refrigeranti

I gas refrigeranti (ad es. gli HFC) sono sostanze impiegate in frigoriferi e condizionatori, vietati o regolati per i loro effetti sul buco dell’ozono e sul clima. Vengono importati illegalmente per sfuggire ai limiti europei, danneggiando l’ambiente e alimentando un mercato parallelo non controllato. Questi gas, spesso hanno un elevato impatto ambientale: contribuiscono a ridurre la capacità dell’atmosfera di proteggerci dai raggi UV e non solo

Abusivismo edilizio

Costruire dove non si può è una pratica diffusa, specialmente in zone di valore paesaggistico, agricole o vincolate. Le costruzioni abusive nascono con il supporto della criminalità organizzata, che sfrutta la debolezza dei controlli e la complicità politica. Il risultato è un consumo di suolo selvaggio, a scapito della natura, un aumento del rischio idrogeologico (frane, alluvioni) e un danno permanente al paesaggio. Nel 2024 oltre 13000 reati.

Incendi dolosi

Ogni estate in Italia migliaia di ettari di boschi e di aree di vegetazione bruciano per effetto di incendi appiccati intenzionalmente (ad es in Sicilia e Calabria). Le motivazioni sono varie: liberare terreni per costruire dove non si potrebbe, ottenere fondi per la riforestazione, agevolare il pascolo. Dietro molti di questi roghi si nascondono interessi criminali, legati alla speculazione, allo smaltimento illecito di rifiuti e molto altro.

Traffico illecito di animali esotici e specie protette

Uccelli rari, rettili, scimmie e persino felini vengono catturati illegalmente nei loro habitat e trasportati in Europa per essere venduti online, esibiti in collezioni private o usati in spettacoli. Questo traffico, altamente redditizio e spesso sottovalutato, ha un impatto grave sulla biodiversità e coinvolge reti criminali internazionali. Secondo l’Interpol, il traffico illegale di fauna selvatica è il quarto mercato nero al mondo.

Saccheggio del patrimonio culturale (archeomafia

Scavi clandestini, furti in chiese e musei, vendita illecita di reperti: l’archeomafia è una forma di ecomafia che saccheggia l’identità culturale del nostro Paese. Reperti archeologici e opere d’arte vengono trafugati e rivenduti a collezionisti e musei esteri, con enormi guadagni. L’Italia, per il suo immenso patrimonio storico, artistico e archeologico, è uno dei paesi più colpiti da questo tipo di crimine.

Pesca illegale e non regolamentata

Il Mediterraneo è sotto pressione per colpa della pesca illegale, spesso praticata da barche che violano le norme sui limiti, sulle specie protette e sulle taglie minime. Questo tipo di pesca danneggia gli ecosistemi marini, favorisce il declino delle risorse ittiche e mette in crisi i pescatori che lavorano in modo regolare. Secondo Legambiente, in Italia vengono pescate illegalmente ogni anno oltre 20.000 tonnellate di pesce.

Riciclaggio fittizio di pannelli fotovoltaici

Esistono numerose reti criminali che gestiscono illegalmente pannelli fotovoltaici dismessi, dichiarandoli falsamente come distrutti per ottenere incentivi pubblici. In realtà, questi pannelli vengono riutilizzati e rivenduti all’estero, soprattutto in Africa e Medio Oriente, generando profitti illeciti, evitando i costi di smaltimento e eludendo le normative ambientali.

Gestione dei RAEE

La gestione illegale dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) comporta l'esportazione di questi scarti in paesi in via di sviluppo, dove vengono abbandonati in discariche abusive senza misure di sicurezza. Questo porta al rilascio di sostanze pericolose come mercurio, piombo e cadmio, contaminando l'ambiente e mettendo a rischio la salute delle popolazioni locali. Secondo l’ONU, solo il 22% viene riciclato correttamente.

Contaminazione da amianto

L’amianto, altamente cancerogeno e usato in passato in edilizia, è coinvolto in traffici illeciti e nella gestione illegale dei rifiuti. La rimozione e lo smaltimento dell’amianto devono seguire procedure rigide e costose, che le organizzazioni criminali spesso eludono, scaricando il materiale in discariche abusive o interrandolo illegalmente, mettendo a rischio l’ambiente e la salute pubblica.

Utilizzo di shopper non conformi alla normativa

In Italia, dal 2011 è vietata la commercializzazione di sacchetti in plastica tradizionale non biodegradabile. Ciononostante, molte aziende continuano a immettere sul mercato shopper fuorilegge, spesso prodotti con plastica riciclata non certificata o importati dall'estero. Ogni anno in Italia sono ancora distribuiti illegalmente oltre un miliardo di sacchetti non conformi. Solo a Napoli rintracciati ogni tre giorni 100 Kg di buste illegali.

Minaccia alla biodiversità

L’illegalità ambientale minaccia la biodiversità attraverso attività come lo smaltimento di rifiuti tossici, incendi dolosi, disboscamenti abusivi e traffico di specie protette – compromettendo gli equilibri ecologici e riducendo la varietà delle specie. Si tratta di un fenomeno di ampiezza globale: tra il 2015 e il 2021, il commercio illegale di fauna e flora ha interessato 162 paesi e coinvolto circa 4.000 specie (World Wildlife Crime Report).

Perdita economica

Le attività criminali contro l'ambiente, il saccheggio del patrimonio culturale, le filiere illecite dell'agroalimentare, lo sfruttamento illegale di animali e specie protette, insieme alla corruzione, hanno consentito di accumulare profitti illeciti stimati da Legambiente in 9,3 miliardi di euro (+0,5 miliardi rispetto al 2023), per un fatturato illecito, dal 1995 al 2024, pari a 269,1 miliardi di euro.

Salute pubblica

Il rilascio di sostanze nocive (es. metalli pesanti e sostanze cancerogene) nell’acqua, nel suolo o nell’aria, fa aumentare il rischio di malattie respiratorie, tumori e altre patologie gravi. Ad esempio, si stima che ogni anno in Italia muoiano circa 1.000 persone a causa di malattie legate all’amianto e oltre 1.600 persone per patologie tumorali e leucemiche, in eccesso rispetto ai parametri nazionali, perché vivono in siti inquinati (IIS 2024)

Disboscamento illegale

Rappresenta uno dei settori più ampi e remunerativi dell’economia criminale. L’Interpol calcola che il commercio illegale di legname generi più di 150 miliardi di dollari all’anno, una cifra che lo colloca al terzo posto dell’economia criminale, dopo il narcotraffico e i beni contraffatti. I paesi coinvolti sono numerosi: dalla Cina, al Myanmar, al Mozambico; ma non mancano esempi anche all’interno dell’Unione Europea, come la Romania.

Bracconaggio

La caccia indiscriminata e illegale di specie protette perché a rischio estinzione coinvolge numerosi paesi. Soprattutto nel continente africano, il bracconaggio, da semplice reato individuale commesso per esigenze di sussistenza, si è trasformato in un mercato internazionale che coinvolge i grandi network criminali. È stato anche dimostrato che, a volte, il bracconaggio diventa fonte di finanziamento per gruppi di guerriglieri.

Operazione “Terra Mia”

2004 - una vasta operazione condotta dalla Procura di Nola, grazie al magistrato Federico Bisceglie, portò alla scoperta di un impressionante traffico illecito di rifiuti nel cosiddetto “triangolo dei veleni”, tra Nola, Acerra e Marigliano, con l’arresto di sedici persone. In quella stessa area Legambiente aveva denunciato, nel Rapporto Ecomafia dell’anno precedente, la pratica dei roghi di rifiuti, coniando la definizione “Terra dei fuochi".

Campagna “In nome del popolo inquinato”:

2014 - Legambiente lancia la campagna “In nome del popolo inquinato”, un appello a cui aderirono oltre 20 associazioni con l’obiettivo di far entrare i delitti ambientali nel Codice Penale. All'epoca, chi inquinava o distruggeva il territorio era quasi certo di vedere i reati finire in prescrizione. La campagna ha coinvolto cittadini, scuole, comitati e associazioni e ha contribuito all'approvazione della legge sugli ecoreati del 2015.

Il caso Eternit – Casale Monferrato

La fabbrica Eternit, attiva a Casale Monferrato fino agli anni ‘80, lavorava amianto senza sufficienti tutele per i lavoratori e per l’ambiente. Le conseguenze sono state devastanti: migliaia di persone, lavoratori ma anche residenti, si sono ammalate di cancro ai polmoni. Dopo anni di lotte, processi e appelli, il caso Eternit è diventato un simbolo internazionale della necessità di giustizia ambientale e responsabilità industriale.

Operazione Oro Nero – Torino

Nel 2023, la Guardia di Finanza di Torino ha scoperto un giro criminale che trafficava oli minerali esausti, smaltendoli illegalmente o rivendendoli come se fossero nuovi. Il danno ambientale è stato enorme, con inquinamenti dei terreni e delle falde acquifere. L'operazione ha evidenziato come anche il Nord Italia non sia immune dal fenomeno delle ecomafie, che agiscono con sofisticate reti economiche parallele.

Manifesto ControEcomafie – Legambiente e Libera

Nel 2025, due importanti associazioni italiane – Legambiente e Libera – hanno unito le forze per lanciare il Manifesto ControEcomafie, un documento che propone una visione comune per contrastare la criminalità ambientale. Il manifesto chiede leggi più severe, maggiore trasparenza negli appalti e una cittadinanza attiva e consapevole. È un invito collettivo ad agire per un ambiente libero dalle mafie.

Legge 68/2015 sugli Ecoreati

Prima del 2015 chi commetteva crimini contro l’ambiente se la cavava con poco. Con la legge 68, per la prima volta in Italia vengono introdotti nel Codice Penale reati come l’inquinamento ambientale, il disastro ambientale e l’impedimento al controllo: una svolta storica che ha dato finalmente alla magistratura strumenti concreti per colpire chi danneggia gravemente l’ambiente. È una delle conquiste legislative più importanti degli ultimi anni.

Direttiva UE sui crimini ambientali (2024)

Nel 2024, l’Unione europea ha approvato una nuova direttiva che aggiorna e rafforza la lotta ai crimini ambientali in tutta Europa. La direttiva introduce più reati, come il disboscamento illegale o l’inquinamento da navi, e prevede pene più severe per le aziende e i responsabili. Gli Stati membri, Italia inclusa, devono adattare le proprie leggi entro maggio 2026. È un importante passo avanti per una giustizia ambientale a livello europeo.

Abbatti l’Abuso – Legambiente

L’Italia è il paese dell’abusivismo edilizio, molti degli edifici costruiti illegalmente si trovano in aree a rischio idrogeologico, in zone protette o su coste e colline che dovrebbero essere preservate. Con la campagna “Abbatti l’Abuso”, Legambiente chiede la fine dell’impunità e l’abbattimento vero e proprio delle costruzioni illegali, a partire da quelle nelle aree più fragili. Un gesto di giustizia ambientale e rispetto delle regole.

FestAmbiente – Il festival della sostenibilità

Ogni estate, in Toscana, migliaia di persone si riuniscono per FestAmbiente, il grande eco-festival di Legambiente. Un evento che unisce musica, cultura, laboratori, incontri e buona cucina biologica, per parlare di ambiente, legalità e futuro sostenibile. È anche un’occasione per ascoltare storie di riscatto e di lotta contro le ecomafie, e per vivere l’ecologia in modo concreto e gioioso.

Libera Terra – La rinascita dei beni confiscati

“Libera Terra” è un progetto nato da Libera nel 2000 per ridare dignità alle terre e ai beni confiscati alle mafie. Quelle stesse terre che una volta producevano paura e illegalità, oggi producono olio, vino, pasta e altri prodotti biologici e di alta qualità, grazie al lavoro di cooperative sociali. Libera Terra è la dimostrazione che un’altra economia è possibile, basata su giustizia, rispetto e lavoro onesto.

Operazione Siso

Iniziativa di Sea Shepherd Italia che, collaborando con le autorità locali, combatte la pesca illegale e protegge la biodiversità marina nel Mar Mediterraneo. L'operazione prevede il monitoraggio delle attività di pesca, la protezione delle specie marine protette, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e l'intervento diretto contro la pesca illegale tramite, ad esempio, il sequestro delle attrezzature.

TrashOut

TrashOut - Locate and Get rid of Illegal Dumps è un'applicazione che consente ai cittadini, a chiunque lo desideri, di segnalare discariche abusive tramite foto geolocalizzate. Le segnalazioni vengono condivise con enti locali e organizzazioni ambientali per facilitare l'intervento e la bonifica delle aree interessate.

Caso ILVA

Il caso ILVA riguarda l’impianto siderurgico di Taranto, accusato di causare gravi inquinamenti ambientali, con seri impatti sulla salute della popolazione. Le indagini hanno portato alla luce numerose violazioni ambientali e un aumento significativo di malattie respiratorie e tumori. Nonostante gli interventi di bonifica e le azioni legali contro i dirigenti, il conflitto tra tutela della salute pubblica e esigenze economiche resta irrisolto.

Disastro della Cava di Bauxite di Bari

Riguarda l’attività estrattiva di bauxite a Spinazzola, iniziata negli anni ’50 e terminata negli anni ’80. Dopo l’abbandono, la cava è stata utilizzata come discarica per rifiuti tossici contenenti arsenico e cadmio, contaminando il suolo e le acque circostanti. Nonostante i successivi interventi di bonifica, il danno ambientale resta grave e persistente.

Caso "Tigre del Bengala in cattività"

Il caso della "Tigre del Bengala in cattività" (2015) riguarda l'intervento delle autorità italiane per il sequestro di una tigre del Bengala, tenuta illegalmente in cattività in un'abitazione privata in Lazio. La tigre, di circa 5 anni, era stata tenuta in condizioni di grave degrado, senza le necessarie licenze e senza il rispetto delle normative che regolano il possesso di animali esotici.

Definizione di ecomafie

Il termine ecomafia è stato coniato da Legambiente nel 1994 e si riferisce a un insieme di attività criminali legate alla gestione illecita e devastante dell'ambiente. Le ecomafie sono il risultato della convergenza di interessi tra criminalità ambientale, criminalità economica e mafie, che utilizzano la corruzione e il ricorso sistematico all’illegalità per trarre profitto a discapito dell'ambiente e della salute pubblica.

Definizione di ecoreato

Un ecoreato è un crimine che danneggia l'ambiente, la salute pubblica o gli ecosistemi, violando le leggi che tutelano il patrimonio naturale e le risorse ambientali. Secondo il Rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente, in Italia nel 2024 sono stati registrati oltre 40.000 reati ambientali, pari a 111,2 al giorno, 4,6 ogni ora.

Definizione di archeomafia

L'archeomafia è un fenomeno criminale che riguarda il traffico illecito di beni culturali, opere d’arte e reperti archeologici. Le organizzazioni coinvolte in queste attività rubano, falsificano e commerciano oggetti di valore storico e archeologico, danneggiando così il patrimonio culturale e la memoria storica di intere civiltà. In Italia, nel solo 2024, le forze dell'ordine hanno recuperato oltre 83.000 oggetti detenuti illegalmente.

Operazione "Art Sharing"

Nel dicembre 2024 l’operazione ha smantellato una rete criminale internazionale dedita al traffico illecito di reperti archeologici, con base tra Italia e Belgio, portando al recupero di circa 300 reperti archeologici e numismatici trafugati da siti dell'Italia centro-meridionale.

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