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FAIRSEA - Approccio Ecosistemico Condiviso alla Pesca

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The game wants to make people think, debate and learn about the world of fisheries in the Mediterranean
Sea. It represents an effort in order to sensitize higher education students, young professionals and researchers about the

Author / translator FAIR SEA

The game wants to make people think, debate and learn about the world of fisheries in the Mediterranean
Sea. It represents an effort in order to sensitize higher education students, young professionals and researchers about the
hottest issues that the fisheries are experiencing right now such, for instance, overfishing, bycatch, the crisis
of the commercial fishing sector etc.

Created 5 September 2019
Last edited 15 January 2020
Topics Economy, Food, Sustainability

Policy positions

Policy position 1

Bisogna assicurare che pesca ed acquacoltura siano ambientalmente, economicamente, socialmente sostenibili e che producano sane risorse alimentari per i cittadini. Sebbene sia importante massimizzare il numero di catture, ci devono essere limiti e controlli per dare priorità alla conservazione degli ecosistemi marini. Bisogna altresì ridurre le catture per salvaguardare le abitudini di riproduzione e crescita degli organismi marini, a ogni costo.

Policy position 2

Anche se geograficamente vincolati, i paesi in via di sviluppo lungo le coste del mediterraneo devono rivendicare la propria zona economica esclusiva (corrispondente a 200 MN dalla costa). Facendo ciò, avrebbero diretto controllo sulla gestione della pesca e delle risorse nelle loro acque impedendo ai paesi più sviluppati di creare danni ambientali, sociali ed economici sovrasfruttando gli stock ittici.

Policy position 3

Il settore commerciale del pescato e l’ industria della pesca deve essere sostenuta finanziariamente dallo stato. Le flotte di pescherecci nazionali devono ricevere un ammontare adeguato di sussidi per stare al passo con le nuove tecnologie e sostenere così la crescita economica nazionale. In più, il governo deve garantire la competitività delle risorse nazionali sui mercati esteri.

Policy position 4

La soluzione per la produzione di proteine derivanti da esseri marini è l’ acquacoltura, la quale deve essere supportata dal governo. In questo modo i mercati saranno indipendenti dalla pesca rimuovendo una pratica che nel corso degli anni si è rivelata insostenibile, garantendo la tracciabilità dei prodotti e il controllo delle fasi di produzione.

Policy position 5

Dobbiamo proteggere le nostre risorse, che sono già sovrasfruttate a causa dell' elevato sforzo di pesca e alle scarse misure gestionali implementate in passato. Se non proteggiamo le aree di pesca da flotte che usano tecnologie non sostenibili e standard di lavoro scadenti, ci troveremo con i nostri mari più vuoti e il mercato invaso da prodotti ittici a basso prezzo.

Story cards

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E’ chiaro che a livello nazionale e internazionale le scelte del consumatore stanno andando verso una maggior qualità e prodotti più sostenibili. Seguendo questo andamento, anche l’industria del pesce sta provando a darsi un’immagine migliore e più green. Nuovi marchi di qualità ecologica si sono diffusi nei mercati europei e mondiali negli ultimi anni (MSC, OceanWise, SeaChoice, etc). Tuttavia, la fiducia riposta dai consumatori in queste iniziative potrebbe essere mal riposta. Infatti, gli eco-label spesso certificano metodi di pesca distruttivi o stock di pesce ben noti per essere sovrasfruttati. La soluzione è aumentare la consapevolezza sia sulle pratiche di pesca che sul funzionamento dei sistemi di certificazione. Le informazioni essenziali che i consumatori devono avere quando comprano del pesce sono il luogo di provenienza e la metodologia di cattura usata. Solo aumentando la consapevolezza e la conoscenza sullo stato delle risorse marine e il modo in cui sono prodotte possiamo indurre la pesca ad essere più sostenibile.

Vera Kuzat, 27, attivista di una ONG - Il consumatore ha il potere
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Non può essere ignorato che la pesca ha avuto un ruolo nella riduzione sostanziale di diverse risorse marine (come gli squali e le razze), ma i nostri mari sono sottoposti a numerosi diversi fattori di stress, che includono i cambiamenti climatici, l’immissione di nutrienti, l’inquinamento, il degrado degli habitat, l’inquinamento acustico e molti altri. Comunque, la pesca soffre anche gli effetti delle sue pratiche non sostenibili e gli effetti di altri fattori di stress. Per rendere qualunque uso del mare sostenibile, dobbiamo considerarlo globalmente con gli altri in modo integrato. E’ molto probabile, tuttavia, che nel breve periodo sia la pesca il settore che dovrà adattarsi alla situazione. Non considerare questo porterà la pesca più vicina alla insostenibilità, con la potenziale estinzione del settore.

David Koslovich, 44, ricercatore in ecologia marina - Le specie marine sono minacciate a causa di diversi fattori
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Siamo i primi ad affermare che la biodiversità marina va protetta e conservata. Credo abbiamo bisogno di stabilire più aree marine protette e zone di conservazione di interesse speciale, come nel mare Adriatico. D’altro canto, la conservazione delle risorse marine non dovrebbe compromettere i ricavi dell’industria del pesce locale. Dobbiamo ricordare che la gestione della pesca implica la gestione di numerose persone, con effetti sulle loro famiglie. La pesca, l’acquacoltura e la pesca sportiva sono attività economiche e culturali importanti per la nostra regione e per il nostro paese. Dunque, abbiamo bisogno di valutare attentamente l’impatto socio-economico di qualunque azione di controllo. Non possiamo permetterci di danneggiare la nostra catena di produzione locale di pesce, specialmente se vogliamo competere con altri mercati e con le produzioni da paesi lontani (meno controllate, tra l’altro).

Simona Caselli, 58, responsabile regionale per la caccia e la pesca - La biodiversità marina va protetta e conservata
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Sono uno dei tanti piccoli pescatori pugliesi. Negli anni 90 i miei colleghi ed io abbiamo notato una diminuzione del numero di pesci nelle nostre zone di pesca, anche nelle aree dove c’erano più pesci sono diventate aree marine protette e ci era vietato entrarci. Qualche anno fa abbiamo avuto un incontro con i pescatori, il comitato di gestione e il distretto e abbiamo trovato un accordo: noi pescatori eravamo autorizzati a pescare in alcune parti dell’Area Marina Protetta, ma solo in periodi predeterminati e con tecniche di pesca a basso impatto (reti corte con maglie ampie). Il risultato di questo accordo è che oggi peschiamo di più e pesci più grandi e siamo riusciti a preservare le nostre tradizioni culturali e la biodiversità.

Peppino Liciulli, 59 , pescatore di piccola scala -I pescatori possono avere vantaggi dalle Aree Marine Protette
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Fare il pescatore nel passato era molto duro. Oserei dire che allora pescare non era sostenibile né per gli stock di pesce né per le persone. Eravamo impiegati a cottimo e dovevamo lavorare per 20 ore al giorno. Le cose non erano meglio dal punto di vista della sostenibilità biologica: non c’erano limiti alla pesca, né quote né zone economiche esclusive a 200 miglia. Le uniche limitazioni erano le dimensioni delle nostre maglie e la forza delle nostre braccia per issare le reti e buttare a mare le reti. Il punto è che senza standard lavorativi e nessuna regola di conservazione, stavamo correndo una maratona di pesca: pescavamo virtualmente 24ore su 24, in competizione con le altre flotte e pescherecci. Nonostante questo, gli stock di pesce erano abbondanti allora. Ma i pescatori non beneficiavano di questo benessere: troppa offerta sul mercato, pescate di bassa qualità e prezzi bassi. La pesca non era sostenibile allora, ma non lo è neanche oggi.

Francisco Angel Calvo, 54, Capitano di una flotta di pescherecci - La pesca non era sostenibile, e non lo è tuttora
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L’acquacoltura in Africa sta crescendo con costanza e quindi la necessità di ottimizzazione del prodotto è cresciuta lungo tutta la catena di valore. Per questo motivo, aiutiamo ad assicurare il miglior risultato possibile, e quindi il profitto più alto. Le maggiori sfide per l’acquacoltura sostenibile che dovranno essere indirizzate nei prossimi anni sono:
- La trasparenza nella catena di valore deve essere migliorata. Qualche iniziativa sta affrontando questo aspetto in diversi modi, ma la pratica deve essere più diffusa
- L’opinione pubblica deve essere considerata. Un aumento della comprensione dei benefici dell’acquacoltura sarebbe positivo per tutti
- La dipendenza del settore dalle risorse marine dovrebbe essere diminuita - sia in termini di potenziale sovrasfruttamento che in termini di costo dei mangimi. Si sta facendo molta ricerca in questa direzione, ma al momento le diete con mangimi alternativi non riescono a soddisfare i fabbisogni nutritivi per i pesci carnivori allevati, non garantendo la stessa qualità di prodotto finale.

Niels Lundgaard, 35, Direttore commerciale per l’Africa, Aqua Taller - Quello di cui l'acquacoltura ha bisogno
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Ero un pescatore fino a 5 anni fa. Pescavo principalmente acciughe con le reti a circuizione. Il tipo di pesca che esercitavo era di piccola scala e poteva essere considerata sostenibile, ma non potevo mantenere me stesso e la mia famiglia. I ricavi sono troppo bassi e non costanti. Quindi ho deciso di cambiare e investire nel settore turistico. Visto che la Croazia sta vedendo un’esplosione del turismo, ho iniziato a raccogliere persone provenienti da Germania, Inghilterra e Italia e organizzare per loro una esperienza di pesca tipicamente croata. Quasi tutto il pesce pescato durante queste esperienze è preparato, cucinato e mangiato a bordo della barca, al tramonto. La mia situazione economica è molto meglio ora e posso permettermi uno stile di vita decente per me e la mia famiglia.

Ivo Kraskovic, 48, tour operator - Faccio più soldi con il turismo che con la pesca
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Chioggia è il più grande mercato del pesce di Italia in termini di ricavi, di numero di barche da pesca e varietà di prodotti. Abbiamo un ricavo lordo annuale di circa 40 milioni di euro . Questo è il risultato della nostra capacità di vendere il pesce pescato nel mare Adriatico e nella laguna di Venezia non solo in tutta Italia ma anche in altri paesi europei come Francia, Germania e Spagna. Generalmente, un operatore del mercato del pesce può venire qui e trovare ogni tipo di pesce, che per la maggiorparte non è disponibile in altre parti del mondo. Un esempio tipico è il “Fasolari”, un prodotto tipico locale unico, esportato in tutta Italia e nel mondo. Sappiamo che il settore della pesca sta vivendo una crisi in termini di perdita di biodiversità e in termini di dimensioni degli esemplari di pescato. Ma il nostro mercato sta resistendo bene alla crisi. Infatti, il nostro ricavo annuale è stabile e non vediamo grossi cambiamenti o perdite.

Antonio Fortibon, 42, rivenditore al mercato del pesce di Chioggia - Il settore è in crisi ma stiamo resistendo bene
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La mia famiglia mangia pesce 3 volte a settimana. Una volta lo compravo in pescheria o al mercato, ma poi il turismo ha rovinato tutto, i prezzi sono lievitati e ora solo i turisti possono permetterselo. Al supermercato costa meno ed è già pulito. Quindi lo compro là. Ogni tipo di pesce ha delle targhette con molte cose scritte sopra, ma sono sigle e codici. Non capisco niente di cosa c’è scritto, compro semplicemente il più economico. Mio figlio una volta mi ha detto che non va bene comprare salmone e tonno, che dovrei controllare prima di comprare, ma io non so come si fa.

Marjetca Zulic, 63, casalinga - Compro il pesce più economico che trovo
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Non è un lavoro semplice. Devo svegliarmi ogni mattina all’alba, aspetto il camion e scarico le cassette di pesce in negozio. La mattina è un caos, pieno di donne che vengono a comprare, bisogna tenere i prezzi bassi altrimenti vanno al supermercato. Bisogna offrire più servizi, più professionalità, pulire il pesce e sapere tutti i dettagli del pesce che vedi. Ad alcuni clienti importa solo il prezzo, ma sempre più clienti chiedono pesce locale e vogliono informazioni su come il pesce è stato pescato e dove. Dobbiamo stare attenti alle dimensioni e al peso, altrimenti potremmo incorrere in guai seri.

Draga Doncic, 52, pescivendola - Dobbiamo tenere i prezzi bassi ma anche essere professionali

INFO CARDSISSUE CARDS

Landing obligation - obbligo di sbarco

La regola sull'obbligo di sbarco è stata adottata dall’UE per stimare meglio il tasso di mortalità e ridurre gli scarti del bycatch. Tuttavia, è molto diverso per l'ecosistema applicare la landing obligation in paesi in cui il sistema di gestione della pesca si basa sulle quote e in paesi in cui la regolamentazione è basata sullo sforzo e sulle misure tecniche.Cosa deve cambiare, il modo di raccogliere dati o la strategia di gestione della pesca?

Acquacoltura intensiva

Acquacoltura e allevamenti di crostacei hanno un enorme potenziale per sopperire ai problemi e alle necessità alimentari umane. Eppure essi rappresentano anche un rischio per l’ambiente per quanto riguarda l’inquinamento, il deterioramento degli habitat naturali, la diffusione di malattie e l’ introduzione di specie aliene. Può l’acquacoltura essere adattata in maniera sostenibile alla costante crescita della popolazione mondiale?

Introduzione di specie aliene

Le specie aliene rappresentano una grave minaccia per il Mediterraneo per l'impatto su habitat, biodiversità e specie commerciali. Questi organismi sono introdotti negli ecosistemi attraverso le acque di zavorra delle navi. Recentemente, molte soluzioni sono state trovate e messe in pratica a livello regionale ed internazionale. Dovremmo porre più attenzione sulla questione esaminando gli effetti delle specie aliene nella gestione della pesca?

Gli effetti dell’ inquinamento sulla pesca

Le fuoriuscite di idrocarburi e il rilascio di sostanze chimiche può impattare significativamente gli stock di pesce e i loro sistemi di riproduzione. Con la crescita costante delle rotte commerciali nel mediterraneo e gli investimenti in operazioni di estrazione off- e on- shore, anche il rischio di sversamenti ed incidenti ambientali cresce. La Gestione Integrata delle Aree Costiere è necessaria e sufficiente a mitigare tali rischi?

Il sovrasfruttamento della pesca come conseguenza di sussidi irrazionali e sovracapacità

A causa dell’ allarmante stato in cui si trovano il Mediterraneo e il Mar Nero, istituzioni nazionali ed internazionali dovrebbero regolamentare severamente i sussidi alla pesca commerciale favorendo la cooperazione internazionale. I sussidi hanno benefici a breve termine per pescatori e creano danni nel lungo termine alla pesca ma senza questa forma di sussidi molti perderebbero il lavoro. È da garantire il reddito nel breve o nel lungo periodo?

Metodi di pesca distruttivi

Alcune tecniche di pesca a strascico e altre forme di pesca hanno una bassa selettività: ciò significa che producono una grande quantità di bycatch e hanno un forte impatto sull’ ecosistema. Perché non introdurre come piano di gestione pesanti disincentivi economici per queste pratiche favorendo la transizione a tecniche più sostenibili?

IUU fishing

La pesca illegale, non regolata e non riportata (IUU) rimane una delle più grandi minacce agli ecosistemi marini. Essa ha una grande capacità di rendere vani gli sforzi nazionali ed internazionali per rendere la pesca più sostenibile tanto quanto i nostri sforzi per salvaguardare l’ ecosistema. Per porre fine a questa questione basta solo intensificare i controlli?

Modificazione degli habitat naturali

Gli effetti della modificazione antropica degli habitat sono poco conosciuti, tanto più che negli ultimi decenni l'intervento su coste e ambienti di transizione costiera sono aumentati. Questi habitat svolgono una funzione molto importante per la riproduzione e la crescita di molte specie e la loro modifica può avere un grosso impatto. Dovremmo studiare e controllare di più le modifiche che apportiamo all'ambiente costiero/marittimo?

Altri cambiamenti di tipo antropico

I cambiamenti climatici e la variazione nel ciclo dei nutrienti (P,N) possono modificare la produzione primaria di alghe e fitoplancton con rilevanti effetti per l’ intera catena trofica marina. Non dovremmo perseguire un sistema di gestione integrato piuttosto che biasimare solo la pesca per il disastroso stato delle nostre specie marine?

Sussidi alla pesca 2

La riduzione dei sussidi alla pesca causerebbe conseguenze drammatiche per l’ industria del pescato. Il costo dei prodotti aumenterebbe e i proprietari dei vascelli punterebbe ad ottimizzare le poche risorse economiche facendo tagli su impiegati e salari.

Sussidi alla pesca 3

E’ ampiamente riconosciuto che la pesca è una delle cause primarie di sovrasfruttamento dei mari. Infatti, aiuti finanziari diretti ed indiretti (esenzioni fiscali, deferimenti e prestiti) sono misure che non aiutano la gestione sostenibile della pesca riferita a fattori quali capacità e sforzo della flotta da pesca.

Una strategia di marketing opportuna per i prodotti della acquacoltura

L’ acquacoltura è spesso vista dai consumatori come una pratica controversa. Uno dei fattori che spinge a credere ciò è la scarsa conoscenza e la scarsa informazione che raggiunge i consumatori. Delle misure per favorire la tracciabilità e le informazioni riguardanti l’impatto delle pratiche di allevamento sono necessarie.

Tracciabilità dei prodotti del pescato

L’ aumento della tracciabilità dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura aiuterà l'affermarsi di una produzione sostenibile che abbracci tutte le fasi della catena produttiva. Ciò garantirà prodotti di qualità e sostenibili, supportando l’ economia e i prodotti locali.

Le barriere coralline artificiali come un sistema di gestione completo

Le barriere coralline artificiali rappresentano una buona misura per il ripopolamento degli stock. Tali misure possono disincentivare le pratiche di pesca distruttive come alcune tecniche a strascico e possono anche supportare l’insediamento di attività di ecoturismo ripopolando le zone distrutte trasformandole in hotspot di biodiversità.

Gli attori politici tra lobbying e potere mediatico

Raggiungere delle buone ed effettive politiche di pesca è molto difficile. Una delle ragioni di ciò è da cercarsi nella situazione in cui i politici si trovano: da una parte sono soggetti alla pressione lobbistica dalle cooperative e dall’industria della pesca, dall’ altra al potere mediatico dato ai cambiamenti climatici e alle pressioni ambientali che colpiscono l’ ecosistema marino.

Sussidi alla pesca 4

I sussidi alla pesca permettono di vendere i prodotti a prezzi competitivi

La filiera di produzione del pesce troppo lunga

L’ alto costo dei prodotti ittici p in parte determinato dall’ alto numero di passaggi all’ interno della filiera. La grande distanza tra pescatori e consumatori danneggia entrambe le categorie. I primi per bassi guadagni, i secondi a causa di prezzi alti sul mercato.

Effetti del sistema a quote

L’ introduzione delle quote nella pesca può risultare in dinamiche che danneggiano il mercato. Ciò può comportare più importazioni da paesi terzi con un potenziale incremento dei prezzi. Le quote possono impattare sia sulla qualità dei prodotti sia sui bassi guadagni da parte dei pescatori.

Pesca di piccola scala VS pesca intensiva

Il conflitto tra pesca artigianale ed intensiva esiste poiché entrambe le tipologie di pesca entrano in competizione per le stesse risorse usando tecniche e strumenti diversi, sottintendendo anche diverso sforzo. Queste due pratiche di produzione non possono essere complementari l'una con l'altra né coesistere nel medio e lungo periodo.

Le preferenze dei consumatori

Le preferenze dei consumatori hanno un impatto molto importante sull’ industria del pescato poiché quest’ ultima si basa fortemente sulle scelte dell'acquirente. I consumatori preferendo specie carnivore contribuiscono indirettamente a un considerevole ammontare di sprechi alimentari e il bycatch delle specie con meno valore commerciale.

La tecnologia ha un ruolo centrale nell’ accorciare la filiera della pesca

Grazie alle ultime tecnologie della comunicazione (applicazioni e piattaforme online) i pescatori hanno la possibilità di prevedere con ragionevolezza quanto pesce pescare anche prima di prendere il largo, mentre i consumatori possono conoscere i prodotti disponibili prima di uscire di casa. Questi strumenti sono quindi un vantaggio per entrambi.

Contro la diffusione di specie aliene e patogeni

I proprietari di navi e gli imprenditori sono scettici riguardo misure di gestione delle acque di zavorra. La ragione principale è che non vedono questi sistemi come un beneficio per sé, infatti, questa categoria non ha come obiettivo quello di migliorare la qualità dei mari ed evitare danni agli ecosistemi marini e costieri. Tuttavia devono investire per aggiornare i sistemi e le tecniche, altrimenti non possono operare

Mancanza di dati veritieri e affidabili

Una delle maggiori questioni quando si parla di gestione della pesca è la bassa affidabilità delle informazioni riferite e riportate dai settori della pesca. L’ accuratezza dei dati sta crescendo, ma gli errori nel riportare le informazioni (catture, vascelli, operazioni e mezzi) è un problema che influenza sia la valutazione dello stato della pesca sia la sua gestione e le azioni da adottare.

Troppe regolamentazioni danneggiano il settore della pesca

La pesca è diventata un’attività complicata anche per l’ aumento di leggi e limiti che la affliggono. A livello nazionale e comunitario le regolamentazioni spesso non aiutano i pescatori, al contrario esse ostacolano la produzione e abbassano il numero di operatori nel settore.

Il problema della pesca è che i pescatori sono sempre meno

Il lavoro è duro e i profitti sono bassi. Pescare è diventato sempre più complicato a causa di regole, competizione, richieste di mercato. In queste condizioni è difficile attrarre gente giovane che si dedichi alla pesca commerciale.

Diminuzione degli stock ittici Euro-Mediterranei

Gli stock di pesce nel Mar Mediterraneo si stanno deteriorando a ritmi allarmanti. Un recente studio dimostra che il 93% degli stock presi in esame risultano sovrasfruttati e un vasto numero sono sul limite dell'esaurimento. In più, il Mediterraneo ha perso il 41% dei suoi mammiferi marini e il 34% delle specie ittiche negli ultimi 50 anni. Per questo motivo negli ultimi anni sono state messe in campo piani di gestione appositi.

Catture nel Mediterraneo e nel Mar Nero

Nel Mediterraneo le catture hanno continuato a crescere fino al 1994 superando il milione di tonnellate sbarcate all’anno. Successivamente la quantità di pesce sbarcato è sceso in modo non regolare fino alle 850 000 t/a nel 2016, assestandosi nei 3 anni successivi. Nel Mar Nero lo sbarco di pesci ha variato considerevolmente di anno in anno fino al 1990 mostrando poi un trend in crescita. Al 2016 gli sbarchi si sono attestati a 390 000 t/a

Occupazione, reddito e tipo di imbarcazione

Tra le imbarcazioni principali troviamo i pescherecci da traino e con reti a circuizione che insieme rappresentano il 64% dei guadagni totali sebbene essi provvedano solo per il 34% all'occupazione nel settore della pesca. In contrasto, la situazione nei cosiddetti pescherecci polivalenti è l’ opposto: essi rappresentano il 26% del guadagno totale e il 59% dell'occupazione nel settore.

Specie demersali vs. specie pelagiche

Gli stock demersali - che vivono sul fondale - continuano a sperimentare alti tassi di mortalità a causa delle attività di pesca. Mentre gli stock pelagici - che vivono nella colonna d’acqua - mostrano un tasso di mortalità medio vicino agli obiettivi imposti dai vari piani di gestione della pesca. Ciò è da collegarsi ai diversi metodi e tempi di riproduzione delle due categorie di specie e gli strumenti utilizzati per la loro cattura.

Metodi di valutazione ecosistemici

I pareri scientifici e le decisioni politiche sullo stato degli stock ittici sono di solito fatti utilizzando analisi single stock assessment. Esistono altri metodi di valutazione che considerano le interazioni fra specie e con l’ecosistema. L’ approccio ecosistemico integra la complessità degli ecosistemi marini e aiuta a produrre piani di pesca e gestione per le singole specie in relazione al loro impatto con le altre, ma è un metodo complesso.

Le specie più pescate

Nel Mediterraneo il merluzzo (Merluccius merluccius), seguito dalla triglia (Mullus barbatus) e dalla sardina (Sardina pilchardus), sono le specie che subiscono i più alti tassi di sovrasfruttamento. Nel Mar Nero il sugarello (Trachurus mediterraneus ponticus) subisce il più alto tasso di sovrasfruttamento seguito a stretto giro dal rombo (Scophthalmus maximus). [Fonte FAO-FishstatJ, 2018]

I piani di gestione multi annuali

I piani di gestione multiannuali includono misure di gestione (restrizioni spazio-temporali, limitazioni di sforzo di pesca, catture e misure tecniche) e di meccanismi adattativi da implementare per raggiungere e mantenere determinati obiettivi in un lasso di tempo specifico. Lo scopo di tali misure è stabilire obiettivi, indicatori e riferimenti per raggiungere e mantenere il massimo rendimento sostenibile in relazione alla mortalità degli stock

Perdita di hotspot di biodiversità

Si stima che nel bacino del Mediterraneo si sia perso tra il 13 ed il 50% della superficie originaria dell'alga Posidonia oceanica. I rimanenti prati di Posidonia si stima che si siano ridotti del 50% negli ultimi 20 anni e siano diventati molto più frammentati. Considerando i cambiamenti nell’estensione e nella frequenza di tale pianta, si è giunti a constatare che il tasso di perdita annuo di Posidonia è di circa il 6,9%.

Catture accidentali di specie a rischio

Tartarughe marine (circa 80%), squali e razze (circa 16%) rappresentano il numero più alto di vittime di catture accidentali tra tutte le specie prese in esame. Uccelli e mammiferi marini, al contrario sono i gruppi che presentano, rispetto al totale, il minor tasso di catture accidentali tra le specie (circa il 4% del totale).

Scarti della pesca: catture non volute ributtate a mare

Il volume degli scarti della pesca ammonta a circa 230 000 tonnellate/anno nel Mediterraneo (circa 18% del totale pescato) e si stima che sia di circa 45 000 t/a nel mar Nero (circa 10-15% del pescato). Gli scarti sono fortemente dipendenti dalle pratiche di pesca. Nel mediterraneo la pesca a strascico è responsabile per la gran parte degli scarti (>40%) mentre quelli delle reti a circuizione sono minori (<15%).

Pesca di piccola scala

La maggiorparte della pesca nel Mediterraneo e Mar Nero può essere considerata di piccola scala (small scale) sia in termini di impiego (circa 150'000 persone divise in 73'300 barche) e di produzione. La pesca artigianale o di piccola scala nel Mediterraneo e nel mar Nero gioca un ruolo sociale ed economico di rilievo: tale pratica raggruppa l’ 84% delle flotte da pesca, il 26% dei guadagni totali e il 60% dell’ impiego.

Lavoro e produzione economica

Le catture di pesce nel Mediterraneo e nel Mar Nero producono un guadagno medio annuo stimato intorno ai 2.8 miliardi di dollari e favoriscono l’ impiego di circa 250'000 persone sui pescherecci. Il pescatore medio produce approssimativamente 14'000 dollari/anno in catture. Tuttavia, questa misurazione di remunerazione per pescatore è distorta e non considera i lavoratori stagionali e part-time, né tiene conto delle spese.

L’ acquacoltura come alternativa alle catture in mare

Con un tasso di crescita annuo del 5,8%, l’acquacoltura cresce più velocemente degli altri settori di produzione alimentare. Per la prima volta nella storia gli allevamenti provvedono al 53% del consumo di pesce per l’ uomo. Vi è un grande potenziale per combattere la malnutrizione e la fame nei paesi in via di sviluppo. Non ultimo, bisogna anche considerare il suo impatto sull'ambiente in quanto le specie allevate sono per lo più carnivore.

Gestire attraverso la protezione

Le aree marine protette (AMP) sono considerate tra i più efficaci sistemi di conservazione e gestione della biodiversità marina e della pesca. La presenza di AMP ha la capacità di alleviare la pressione sulle specie marine locali e sulla pesca attraverso il fenomeno dello spillover. Le AMP sono una formula vincente per migliorare la resilienza dell’ ecosistema e i ricavi ottenuti dalle catture.

Gestione integrata

L’ istituzione di AMP può a volte creare conflitti tra pescatori ed operatori locali. Tuttavia, vi sono casi di successo in cui i pescatori sono stati cooptati nella gestione dell’ AMP. I pesacatori, autorizzati a pescare nell’area seguendo determinate regole forniscono sia informazioni sullo stato degli stock sia aiuto nel combattere la pesca illegale.

IUU fisheries

Le catture di pesce illegali, non riportate e non regolamentate (IUU) rappresentano circa 26 milioni di tonnellate nel Mediterraneo e Mar Nero. Queste catture sono stimate con un valore di mercato tra i 10 e i 23 miliardi di dollari. Le IUU rappresentano un problema sociale, ambientale ed economico. Inoltre, esse distorcono le stime e i dati ufficiali rendendo difficile la valutazione dello stato degli stock.

Il mediterraneo è un Hotspot di biodiversità

Il Mediterraneo copre solo lo 0,7% della superficie totale delle acque mondiali ed è una delle maggiori riserve di biodiversità marina e costiera. Esso racchiude il 28% delle specie endemiche, il 7,5% della fauna e il 18% della flora marina mondiale.E’ una delle maggiori aree per la nidificazione, riproduzione e migrazione di uccelli, pesci e mammiferi marini migratori.

Occupazione totale nel settore della pesca

L’ impiego sui pescherecci nell’area mediterranea è leggermente al di sotto di 250 000 persone (227 250 nel Mediterraneo e 20 750 nel Mar Nero). Questi dati non includono però tutta la manodopera pre e post pesca e nemmeno l’in-kind, cioè l’aiuto proveniente dal nucleo familiare (stimato essere circa la metà del totale della forza lavoro).

Consumo di pesce

Pesca e acquacoltura sono due settori che forniscono i cittadini dell’ apporto proteico necessario ad una dieta sana ed equilibrata. Il consumo di pesce è in aumento e ciò è particolarmente vero per l’ Europa. In media un Europeo consuma 25.1 kg di pesce all’anno (4kg in più della media mondiale).

Le scelte dei consumatori in fatto di pesce

Tre quarti del pesce o delle risorse ittiche consumate in Europa proviene dalla pesca in mare, mentre il rimanente quarto dall’ allevamento. La specie più consumata e popolare è il tonno, seguita dal merluzzo e dal salmone.

Dipendenza dal pescato

I paesi UE che producono più di quanto consumano sono considerati autonomi (es. Croazia, Olanda e Irlanda). Ciononostante la maggioranza dei paesi dipende ancora dalle importazioni per soddisfare la propria domanda interna. La produzione UE copre più di ⅔ del suo consumo di pesci pelagici e più della metà del consumo di molluschi. L’ UE dipende invece dalle importazioni di salmonidi, crostacei e altre specie.

Il commercio del pesce

Confrontato con le altre risorse, il peso economico e in termini di quantità della compravendita di pesce a livello internazionale è molto alto e in crescita. Ciò avviene anche a causa della globalizzazione e della discrepanza geografica tra paesi consumatori e produttori. Gli allevamenti di pesce si trovano maggiormente in Asia, quando la domanda è perlopiù in Europa, Nord America e Asia.

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