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Rifugiati climatici: quando il clima costringe a emigrare

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Rifugiati climatici: quando la crisi climatica costringe a emigrare

Ogni anno decine di milioni di persone sono costrette a emigrare a causa degli effetti dei cambiamenti climatici. Questi numeri sono destinati ad aumentare con l’aggravarsi della crisi climatica che stiamo affrontando.

Author / translator FAIR SEA

Rifugiati climatici: quando la crisi climatica costringe a emigrare

Ogni anno decine di milioni di persone sono costrette a emigrare a causa degli effetti dei cambiamenti climatici. Questi numeri sono destinati ad aumentare con l’aggravarsi della crisi climatica che stiamo affrontando.

Attualmente, chi fugge dal proprio paese a causa delle condizioni ambientali non più compatibili con la vita (siccità, inondazioni, eventi estremi) non rientra nella categoria di rifugiato secondo la Convenzione di Ginevra. Su questo tema è in corso un ampio dibattito internazionale che coinvolge anche la città di Trieste in quanto punto di arrivo della Rotta Balcanica.

L’OGS attraverso il progetto CREATE, co-finanziato dell’Iniziativa Centro Europea, intende contribuire a questa riflessione proponendo un gioco di ruolo con metodi di discussione informata che coinvolga docenti e studenti delle scuole. Il gioco, disponibile gratuitamente online, può essere scaricato e stampato da chiunque per guidare un dibattito di gruppo che possa sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema.

Created 29 September 2022
Last edited 9 November 2022
Topics Climate, Politics

Policy positions

Policy position 1

I migranti climatici non devono essere riconosciuti come rifugiati climatici e la Convenzione di Ginevra non dovrebbe essere aggiornata o modificata per includere questa categoria. Infatti, è troppo difficile provare che una migrazione sia avvenuta come conseguenza del cambiamento climatico.

Policy position 2

I migranti climatici devono essere riconosciuti come rifugiati climatici. I Paesi in via di sviluppo spesso non hanno le risorse economiche per adattarsi al cambiamento climatico, quindi i Paesi industrializzati, che si sono arricchiti usando i combustibili fossili e altre pratiche insostenibili, dovrebbero ora aiutare a sopportare le conseguenze del cambiamento climatico e accogliere le persone che migrano per tale ragione.

Policy position 3

Poiché è ampiamente dimostrato che esiste un forte legame tra cambiamenti climatici, conflitti, fame e crisi economica, i Paesi devono trovare una soluzione comune per ospitare le persone che migrano per motivi ambientali e climatici, così come quelle che fuggono per motivi legati a conflitti e discriminazioni. Questa soluzione deve provenire da un organismo internazionale, anziché essere basata su accordi bilaterali o multilaterali tra stati.

Policy position 4

I confini nazionali non hanno più ragione di esistere. Poiché i cambiamenti climatici interessano tutti i Paesi a prescindere dai confini politici, non c'è motivo di avere ancora frontiere che limitano la libertà di movimento delle persone. Gli Stati devono condividere la responsabilità sulla questione dei rifugiati climatici e sviluppare meccanismi di solidarietà per affrontare i flussi migratori senza limitarli in alcun modo.

Story cards

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Sono Veronica, ho 39 anni e vivo a Denerim, la città più grande di Ferelden. Mi sono iscritta al partito nazionale nel 2012 e ancora oggi credo nella visione e nelle idee del mio partito. Continuo a lavorare duramente per il futuro del mio Paese e dei miei concittadini, ma quello di cui sentiamo parlare oggi riguarda solo questioni come inerenti i rifugiati, il cambiamento climatico e le energie rinnovabili. Il cambiamento climatico è sempre esistito, è un fenomeno geologico che non ha responsabilità umane. I cosiddetti "rifugiati climatici" non hanno i requisiti per essere protetti dal diritto internazionale, mentre ce ne sono già troppi che siamo obbligati ad aiutare. Quindi, perché dovremmo accettarli anche nel nostro Paese? Invece di incitare all'immigrazione clandestina, dovremmo aiutarli a casa loro.

Veronica Trok, un politico di 39 anni del Partito Nazionale di Ferelden
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Sono Nooa e ho 42 anni. Sono nata a Kotr, una piccola isola nel mezzo dell'Oceano. A causa dell'innalzamento del livello del mare, che ha reso inabitabili altre isole, la popolazione della mia isola è passata da 1.500 a 50.000 abitanti. Non avevamo acqua dolce e coltivare era diventato difficile; nel frattempo la violenza e le tensioni sociali erano parte del quotidiano. Si prevedeva che in 10/15 anni Kotr sarebbe diventata inabitabile, quali erano le mie prospettive se avessi deciso di restare? Mi sono trasferito e ho chiesto la protezione umanitaria e alla fine, dopo un anno, ho ricevuto il responso: la mia domanda è stata respinta. Penso che sia una decisione ingiusta. Credo che gli Stati che si sono arricchiti con pratiche energetiche insostenibili debbano rimediare alle ingiustizie storiche e sostenere i Paesi in cui il cambiamento climatico ha mostrato il suo impatto devastante. C'è ancora tempo perché il governo agisca per trasferire la popolazione, ma perché ciò accada, gli Stati industrializzati devono assumersi la responsabilità di accogliere i rifugiati climatici come me.

Nooa Tong, un rifugiato climatico di 42 anni in fuga dall'isola di Kotr
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Sono Amina e ho 40 anni. Sono madre e contadina a Ruquapa.
Quest'anno, la mancanza di pioggia e l'aumento delle temperature hanno messo a dura prova il mio bestiame. Oltre a vendere il latte del mio bestiame, dipendo anche dalle mie coltivazioni e, senza acqua, ho perso tutto il mio sostentamento.
Negli ultimi anni ho assistito a gravi siccità, ma dal mio punto di vista questa è stata la peggiore. Il pericolo risiede nell'aridità del terreno e nell'elevata intensità dell'acqua piovana, che non riesce a penetrare nelle fessure del terreno, causando inondazioni che allagano le case.
Cucinare e procurarsi l'acqua diventa quindi impossibile, perché le fonti di acqua potabile sono lontane, quindi siamo costretti a spostarci continuamente. Sono stata costretta a fare un viaggio pericoloso per trovare un posto dove stare, finendo in un campo temporaneo per sfollati. Purtroppo le donne, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici, sono più esposte al rischio di violenze e abusi sessuali perché sono costrette a lasciare le loro case e a rifugiarsi in luoghi non sicuri.

Amina Rambow, 40 anni madre e contadina - dobbiamo proteggere le donne dalla violenza
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Sono un attivista per i diritti umani e un membro dell'associazione "Safe Harbour". I disastri e i cambiamenti climatici sono una preoccupazione crescente. Dal 2009, si stima che una persona al secondo sia stata sfollata a causa di un disastro, con una media di 22,5 milioni di persone sfollate a causa di eventi climatici o meteorologici dal 2008. L'Intergovernmental Panel on Climate Change, il comitato scientifico consultivo delle Nazioni Unite, prevede un aumento del numero di sfollati nel corso di questo secolo. La maggior parte delle persone che interessano la nostra associazione sono concentrate nelle aree più vulnerabili del mondo. Il cambiamento climatico costringerà le persone a una povertà e a uno sfollamento crescenti, esacerbando i fattori che portano ai conflitti e rendendo ancora più complesse le esigenze umanitarie e le risposte in queste situazioni.
Siamo profondamente preoccupati per le enormi sfide di protezione sollevate dai disastri e dagli spostamenti legati al clima e lavoriamo con altre agenzie per proteggere le persone a rischio.

Roberta Scudo, 25 anni - Attivista per i diritti umani
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Sono Hamad Kharim, ho 25 anni e sono un rifugiato di Menzoberranzan. Avevo 22 anni quando è iniziata la "mia storia"; da Menzoberranzan ho intrapreso un lungo viaggio che solo dopo tre anni mi ha portato qui a Montelusa. Sono riuscito a ottenere un permesso di soggiorno come richiedente asilo per motivi umanitari; il mio Paese è costantemente sotto pressione sia per la guerra che per i cambiamenti climatici. Certo, la stagione dei monsoni sta causando disastri naturali e milioni di persone sono costrette a lasciare il Paese e a migrare nelle zone di confine, ma mi chiedo se sia possibile concedere il mio stesso diritto d'asilo a qualcun’altro che sta fuggendo dai cambiamenti climatici! Fuggire dal proprio Paese a causa di una guerra è molto più traumatico che fuggire dal proprio Paese a causa di una banale alluvione.
Il cambiamento climatico è sempre esistito, ora è diventato un'altra scusa per ostacolare chi fugge da problemi reali.
Migrare è sinonimo di speranza per una vita migliore. Se nel vostro Paese ci fossero guerra e povertà, non lascereste tutto e fuggireste come me?

Kharim Hamad, un rifugiato Menzoberranzese di 25 anni che vive regolarmente a Montelusa
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Sono Davide, ho 58 anni e lavoro presso l’UN High Commissioner for Refugees. Ciò che posso dire è che ad oggi la politica e la leggi internazionali sono costruite sul falso presupposto che gli sfollati e i rifugiati possano tornare nel loro luogo d'origine quando le condizioni migliorano. Questo non può valere per molte delle persone colpite dai cambiamenti climatici. La migrazione indotta dal clima è un fenomeno ampio che sfida le definizioni esistenti. Ecco perché sottolineo l'importanza di sviluppare una politica per i rifugiati climatici nell'ambito del diritto internazionale. Dobbiamo investire ora per essere preparati al futuro; aspettare che i disastri colpiscano non è un'opzione. La crisi climatica è una crisi umana, che provoca spostamenti e rende la vita più difficile a chi è già costretto a fuggire. Il termine "rifugiato climatico" non è approvato dall'UNHCR ed è più corretto parlare di "persone sfollate nel contesto di disastri e cambiamenti climatici". Riconoscere la migrazione indotta dal clima, permetterà di prevenire l'immigrazione illegale.

Davide Rossi, 54 anni, lavora presso l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
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Sono una scienziata e mi sono laureata in climatologia nel 2017. Fin da bambina ho avuto cura e rispetto per la natura, infatti ho portato avanti questa mia passione trasformandola in un lavoro. Dalla rivoluzione industriale ad oggi, la salute del nostro pianeta si è deteriorata, mi rendo conto che spiegarlo alla nostra società è molto difficile, ma il deterioramento è evidente attraverso i cambiamenti climatici. La gente non capisce che non c'è tempo per pensare, non c'è modo di prendersi del tempo per cercare una soluzione perché c'è solo una soluzione, smettere di inquinare! Il cambiamento climatico non è uno scherzo. Se non ci decidiamo a porvi fine, la situazione peggiorerà sempre di più e a rimetterci non saranno solo i Paesi in via di sviluppo, ma l'intero pianeta. In futuro, il cambiamento climatico rischia di devastare molte altre vite. Ad esempio, si stima che fino a 600 milioni di persone in più in Africa potrebbero soffrire di malnutrizione a causa del collasso dei sistemi agricoli dovuto all'impatto dei cambiamenti climatici.

Gina Campbel, 45 anni, scienziata ambientale - Gli scienziati dicono "ora o mai più"
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Sono Hector e ho 59 anni. Sono nato a Kandor e vivo ancora qui con mia moglie e i miei 3 figli. Qui non c'è mai stata violenza, criminalità e paura. Vivere a Kandor era come vivere in una grande famiglia, eravamo una comunità. Tutto è cambiato quando sono arrivati i migranti. Qualcuno può dire che siamo tutti razzisti, ma non è vero: accogliamo chi scappa dal loro Paese a causa della violenza e della guerra. Ma, come vediamo a Kandor, gli immigrati che arrivano lo fanno per motivi economici, per guadagnare di più. Questo significa che resteranno qui e ci ruberanno il lavoro, mio e dei miei figli. La crisi economica ha già colpito il mio lavoro e non so se le cose cambieranno, ma con milioni di immigrati che arrivano ogni giorno non credo che qualcosa migliorerà. Sono spaventato e molto in ansia, le previsioni mie e della mia famiglia sul futuro del mio Paese sono pessimistiche. Kandor verrà popolata soprattutto da immigrati e di conseguenza molti abitanti di Kandor se ne andranno e si trasferiranno in altri Paesi. Probabilmente saremo noi a diventare i futuri migranti di altri Paesi.

Hector Baxter, agricoltore di 59 anni che vive a Kandor, capitale di Krypton

INFO CARDSISSUE CARDS

RIFUGIATI CLIMATICI NEL DIRITTO INTERNAZIONALE

Il concetto di rifugiato climatico non è stato interamente riconosciuto dal diritto internazionale dei rifugiati. Chi lascia il proprio Paese a causa dei cambiamenti climatici non ha diritto alla protezione prevista dal diritto internazionale. Esistono alcune definizioni comunemente utilizzate che includono concetti come migranti ambientali, rifugiati ambientali, sfollati climatici, ma nessuna di queste è riconosciuta dal diritto internazionale.

CHI È UNO SFOLLATO INTERNO?

Gli sfollati interni sono persone o gruppi di persone che sono state costrette o obbligate a fuggire o ad abbandonare le loro case o i luoghi di residenza abituale per evitare gli effetti di un conflitto armato, di situazioni di violenza generalizzata, di violazioni dei diritti umani o di disastri naturali causati dall'uomo e che non hanno attraversato i confini dello Stato riconosciuti a livello internazionale.

MIGRANTI AMBIENTALI E MIGRAZIONI

I migranti ambientali sono costretti a lasciare le proprie case, a breve o lungo termine, e a spostarsi all'interno o all’esterno del proprio Paese a causa di cambiamenti improvvisi o progressivi dell'ambiente. La definizione riconosce che i migranti ambientali non si spostano solo a causa di eventi climatici estremi, ma anche a causa del lento deterioramento delle condizioni ambientali e la migrazione può essere sia a breve che a lungo termine.

GLI ACCORDI DI CANCUN

Raggiunti nel 2010 hanno rappresentato un passo fondamentale per la riduzione delle emissioni di gas serra. Includevano finanziamenti, tecnologie e sostegni per aiutare i Paesi in via di sviluppo a soddisfare le necessità urgenti di adattamento ai cambiamenti climatici. Sebbene gli accordi distinguano tre diversi tipi di mobilità indotta dai cambiamenti climatici - spostamento, migrazione e trasferimento pianificato - non sono ancora vincolanti.

SFOLLAMENTO DA CALAMITÀ

Lo sfollamento da calamità costringe le persone ad abbandonare le proprie case a causa di un disastro o per evitare l'impatto di un pericolo naturale prevedibile. L'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati identifica tipi specifici di assistenza, come le attività per ridurre e prevenire gli impatti negativi causati dai disastri ambientali, il supporto tecnico e legale alle aree colpite da disastri naturali e la promozione di politiche.

MIGRAZIONE CLIMATICA

La migrazione climatica definisce una tipologia di migrazione ambientale. Fenomeni come gli incendi boschivi e l'aumento delle temperature hanno un impatto sulla salute delle persone. Chi migra a causa dei cambiamenti climatici può essere considerato rifugiato climatico. Tuttavia, come possiamo definire criteri oggettivi per determinare in quali circostanze una persona fugge dal proprio Paese a causa dei cambiamenti climatici?

DELOCALIZZAZIONE PIANIFICATA

Nel contesto delle catastrofi o del degrado ambientale il termine viene utilizzato per identificare i trasferimenti effettuati all'interno dei confini nazionali. Gli Stati aiutano le vittime ad allontanarsi dalle loro case per stabilirsi in un nuovo luogo, dove ricostruire la propria vita.
Perché, alcune volte, le misure messe in atto dagli Stati nazionali sono insufficienti e i rifugiati climatici sono costretti a cercare protezione all'estero?

IL DIRITTO D’ASILO

Chiunque fugga da persecuzioni o danni gravi nel proprio Paese ha il diritto di chiedere protezione internazionale. L'asilo è un diritto fondamentale concesso alle persone che soddisfano i criteri stabiliti dalla Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status di rifugiato. È un obbligo internazionale per gli Stati, tra cui gli Stati membri dell'UE. Le condizioni che regolano il diritto d'asilo sono sempre pienamente rispettate al giorno d'oggi?

CHI È UN RIFUGIATO? LA CONVENZIONE DI GINEVRA E LE NUOVE PROSPETTIVE LEGATE AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

La Convenzione di Ginevra definisce lo status di rifugiato sulla base del timore di essere perseguitati per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale. La Convenzione non prevede che il cambiamento climatico sia un motivo per cui le persone debbano fuggire dal proprio Paese e cercare asilo altrove. Sarebbe opportuno rivedere questa definizione includendo le ragioni ambientali/climatiche?

I CAMBIAMENTI CLIMATICI E L'AUMENTO DEL RISCHIO DI CONFLITTI ARMATI

Si stima che il cambiamento climatico abbia aumentato sostanzialmente il rischio nel 5% dei conflitti fino ad oggi. Tuttavia, gli eventi legati al clima che possono portare allo sfollamento hanno un impatto sproporzionato su alcune regioni più che su altre. Secondo le indagini, i Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici tendono a trovarsi nel Sud del mondo, dove molti stanno già vivendo conflitti armati.

RIFUGIATI CLIMATICI: VITTIME DI SFRUTTAMENTO

Il cambiamento climatico agisce come un moltiplicatore di stress per i fattori che determinano la schiavitù moderna. L'aumento della frequenza e dell'intensità dei disastri meteorologici estremi sta avendo un effetto devastante sulla sicurezza alimentare e sui mezzi di sussistenza di chi già vive in povertà ed emarginazione. Queste situazioni creano circostanze in cui le comunità vulnerabili sono costrette a pratiche di tipo schiavistico.

DOVE MIGRANO I RIFUGIATI CLIMATICI?

La migrazione dovuta ai cambiamenti climatici può avvenire all'interno del Paese o attraverso i confini internazionali. Finora, molti sfollati e migranti si sono trasferiti nelle aree urbane del loro Paese. I campi profughi e i villaggi di accoglienza sono di solito allestiti non lontano dal luogo di un disastro naturale. Perché in molti casi i rifugiati climatici decidono di cercare protezione in un Paese diverso da quello di origine?

IL BILANCIO MIGRATORIO

È la differenza tra il numero di persone entrate nel territorio e il numero di persone uscite dal territorio in un anno. Il concetto è indipendente dalla nazionalità. Secondo uno studio sul saldo migratorio netto di diverse regioni tra il 2015 e il 2020, si stima che l'Europa avrà un surplus migratorio netto di 6,81 milioni di persone. Questo dato è il più alto in assoluto, anche se confrontato con quello del Nord America, in cui il surplus è par

LE MIGRAZIONI E I PAESI DI TRANSITO

La migrazione di transito si basa sui Paesi di transito, Paesi che i migranti attraversano nel loro percorso verso il Paese di destinazione, anche se molti migranti non hanno una destinazione chiara quando iniziano a viaggiare. La migrazione di transito può favorire l'immigrazione irregolare/illegale?

MIGRAZIONE, UN SOGNO O UN INCUBO?

Nessuno fugge dalla propria casa se vive in serenità. Ma molti giovani sono costretti a partire, con un bagaglio di sogni e speranze. La realtà che si trovano ad affrontare è ben lontana dai loro sogni. Molti non riescono a intraprendere il viaggio, altri sono costretti a tornare indietro e molti perdono la vita nella speranza di costruire un futuro migliore per sé e la propria famiglia. Non dovremmo essere tutti liberi di muoverci nel mondo?

PARTITI POLITICI CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Il cambiamento climatico, nonostante sia un fenomeno visibile e sempre più tangibile, è sempre oggetto di dibattito politico. Il pensiero politico dei partiti si rivela spesso opposto. I partiti nazionalisti, generalmente contrari all'arrivo dei migranti e al riconoscimento dei rifugiati, rifiutano anche la nozione di rifugiati climatici. Di conseguenza, questi gruppi politici sono soprattutto i più scettici. Come dialogare con loro?

MIGRAZIONE MISTA

È il movimento transfrontaliero di persone, tra cui rifugiati in fuga da persecuzioni e conflitti e persone in cerca di vite e opportunità migliori. Durante il viaggio sono spesso esposti a molteplici violazioni, compreso il diritto alla protezione. Percorrono le rotte con mezzi di fortuna e sono spesso assistiti da trafficanti di esseri umani.
Come possiamo affrontare i casi di migrazione mista?

POPOLAZIONI INTRAPPOLATE

Sono quelle che non migrano, ma si trovano in aree minacciate e rischiano di rimanere "intrappolate" dove saranno più vulnerabili agli shock ambientali e all'impoverimento. Nel contesto del cambiamento climatico, alcune popolazioni potrebbero non essere in grado di spostarsi per mancanza di risorse, disabilità o motivi sociali (ad esempio, questioni di genere), mentre altre potrebbero scegliere di non spostarsi per motivi culturali.

COSTRUIRE UN GOVERNO GLOBALE PER I RIFUGIATI CLIMATICI

Non esiste un meccanismo o un'istituzione internazionale che si occupi di trovare una soluzione alla migrazione indotta dal clima. Per questo motivo gli Stati devono affrontare la questione a livello bilaterale o multilaterale. Ad esempio, il G20 potrebbe essere un forum appropriato per discutere questo problema?

XENOFOBIA

La xenofobia, la paura del diverso, è l'insieme di emozioni negative che si possono scatenare quando ci si trova di fronte a persone con caratteristiche diverse, come il colore della pelle, il credo religioso o l'orientamento sessuale. In generale gli esseri umani hanno paura di tutto ciò che è sconosciuto e diverso. Come possiamo affrontare questa paura?

L’ACCORDO DI PARIGI

È il primo accordo universale e legalmente vincolante sui cambiamenti climatici, il suo obiettivo è quello di limitare il riscaldamento globale a meno di 2° rispetto ai livelli preindustriali. Per raggiungere questo obiettivo, ogni parte dell'Accordo di Parigi è tenuta a stabilire un contributo nazionale determinato (NDC) per ridurre le emissioni di CO2. Gli attuali NDC sono sulla buona strada per raggiungere l'Accordo di Parigi?

INONDAZIONI

Il cambiamento climatico riscalda l'atmosfera. L'aria può contenere il 7% in più di vapore acqueo per ogni aumento di temperatura di un grado Celsius. Quando l'aria si raffredda rapidamente, il vapore acqueo si trasforma in goccioline che si uniscono formando forti piogge.
Piogge così intense in un breve periodo di tempo possono causare alluvioni improvvise e pericolose per i Paesi che non sono abituati a gestire questi fenomeni intensi.

LA NATURA DELLA DESERTIFICAZIONE

La desertificazione ha già ridotto la produttività e i redditi agricoli e ha contribuito alla perdita di biodiversità in alcune regioni aride.
La desertificazione è il degrado del terreno nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche, note collettivamente come zone aride. Tutto ciò è dovuto a molti fattori, tra cui le attività umane e le variazioni climatiche.

PICCOLI STATI INSULARI

I piccoli Stati insulari sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici.
Le piccole isole sono colpite in modo sproporzionato dagli attuali eventi idro-meteorologici estremi, sia in termini di percentuale di popolazione colpita che di perdite in percentuale del PIL.

PAESI FORTEMENTE VULNERABILI AL CLIMA

I Paesi altamente vulnerabili al clima ospitano il 40% dei rifugiati e il 70% degli sfollati interni a causa di conflitti o violenze. Sebbene queste popolazioni siano spesso molto esposte e sensibili agli shock legati al clima, hanno meno risorse e sostegni per adattarsi a un ambiente sempre più ostile. Ciò solleva preoccupazioni riguardo al diritto all'uguaglianza e alla non discriminazione.

ROTTA BALCANICA

La rotta balcanica, divenuta famosa con la "crisi dei rifugiati" del 2015, è stata la seconda rotta più utilizzata per raggiungere l'Europa. Centinaia di migliaia di rifugiati e altri migranti hanno tentato di raggiungere il Nord Europa attraversando i Paesi dell'Europa orientale. La frontiera Europea e l’Agenzia di guardia costiera hanno segnalato 55.310 arrivi irregolari nell'UE attraverso la rotta dei Balcani occidentali nel 2021.

DEGRADAZIONE DEL SUOLO

Quando la terra è degradata, diventa meno produttiva, limitando le coltivazioni e riducendo la capacità del suolo di assorbire il carbonio. Questo aggrava il riscaldamento globale, portando a sua volta un peggioramento del cambiamento climatico che implica il degradarsi dei terreni in molti modi diversi.

ZONE ARIDE

Circa 500 milioni di persone vivono in aree soggette a desertificazione. Le zone aride e le aree soggette a desertificazione sono anche più vulnerabili ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi, come siccità, ondate di calore e tempeste di polvere.

PESTICIDI CHIMICI

Coltivare lo stesso tipo di colture nello stesso luogo, stagione dopo stagione utilizzando pesticidi artificiali, impoverisce le sostanze nutritive di cui la pianta ha bisogno per crescere. Le colture diventano deboli e vengono attaccate da parassiti e malattie. Un terreno più debole può diventare secco, impermeabile, sterile, suscettibile all'erosione, alle inondazioni e alle frane causate da condizioni meteorologiche estreme.

INVASIONE DI PARASSITI

Anche le invasioni di parassiti in Africa e in Asia sono state collegate ai cambiamenti climatici. Ad esempio gli sciami di locuste, del 2019 e del 2020 che hanno afflitto l'Africa orientale devastando migliaia di ettari di vegetazione naturale, pascoli e coltivazioni, si pensa siano stati il risultato di forti piogge e di un'insolita attività temporalesca nella regione.

CAMBIAMENTO CLIMATICO E SFOLLATI

I cambiamenti climatici possono costringere a migrazioni di massa, quando le scorte di cibo e acqua delle persone diventano scarse o quando le loro case e i loro mezzi di sostentamento vengono distrutti. Ogni anno, in media, 26 milioni di persone fuggono dalle loro case a causa di disastri legati al clima. La maggior parte degli spostamenti legati al clima sono interni.

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO COLPISCE LE DONNE E LE RAGAZZE

Gli eventi legati al cambiamento climatico possono essere ad insorgenza lenta come la siccità o improvvisi come uragani o cicloni, rendendo inabitabili le case e i quartieri delle donne. L'80% delle donne e delle ragazze può essere costretto a migrare verso campi per sfollati, dove possono essere esposte a violenze. Le disuguaglianze e le discriminazioni che le donne e le ragazze affrontano a causa del loro genere si moltiplicano in questi casi.

STIME FUTURE SULLO SPOSTAMENTO

Gli spostamenti indotti dal clima sono in aumento. Lo scorso anno eventi estremi hanno provocato lo sfollamento di circa 16,1 milioni di persone. Si stima che, entro il 2050, tra i 150 e i 200 milioni di persone saranno costrette ad abbandonare le proprie case a causa della desertificazione, dell'innalzamento del livello del mare e delle condizioni climatiche estreme. Non si tratta di un problema che riguarda solo gli Stati fragili.

DISASTRI, SFOLLAMENTI E VIOLENZA

Molte persone sono emigrate durante e dopo i disastri. Lo sfollamento può portare a un aumento della violenza stessa e della visibilità della violenza preesistente, a causa delle condizioni di vita sovraffollate e non sicure dei centri di evacuazione, degli alloggi temporanei e dei rifugi. Le donne ospitate nei rifugi sono spesso esposte a stupri, molestie, discriminazioni e violenze e hanno un accesso limitato ai servizi di salute.

INNALZAMENTO DEL LIVELLO MARINO

Negli ultimi 30 anni, il numero di persone che vivono in aree costiere ad alto rischio di innalzamento del livello del mare è passato da 160 milioni a 260 milioni, il 90% dei quali proviene da Paesi poveri in via di sviluppo e piccoli Stati insulari. In Bangladesh, ad esempio, si prevede che il 17% del Paese verrà sommerso dall'innalzamento del livello del mare entro il 2050 e 20 milioni di persone che vivono lì perderanno le loro case.

FIUMI SALATI COME CONSEGUENZA DELL'INNALZAMENTO DEI MARI

Il problema è l'acqua. L'acqua salata del mare può intrudersi nell'acqua dolce dei vari delta, al punto che le colture e i prodotti della gente non possono sopravvivere.
Per questo motivo, milioni di agricoltori subiscono perdite enormi. L'aumento dei livelli di salinità è dovuto a diversi fattori, tra cui la mancanza di acqua dolce che scorre a valle nel delta e l'approfondimento del letto del fiume.

DECRESCENTE QUANTITÀ DI SABBIA

Un fattore chiave è la diminuzione della quantità di sabbia, limo e ghiaia - sedimenti - che si depositano sui letti dei fiumi. Le dighe a monte interferiscono con il flusso naturale dell'acqua e bloccano il flusso di sedimenti a valle. In questo modo, il letto del fiume si approfondisce, consentendo l'ingresso di maggiori quantità di acqua marina più pesante. L'erosione delle dighe fa entrare altra acqua salata e rende il delta sterile.

PERSONE ESPOSTE ALLE INONDAZIONI

Le alluvioni sono tra i pericoli naturali più diffusi al mondo.
I risultati suggeriscono che 1,47 Mld di persone, cioè il 19% della popolazione mondiale, sono direttamente esposte a rischi sostanziali in occasione di eventi alluvionali di 1 anno su 100. La maggior parte delle persone esposte alle inondazioni, circa 1,36 miliardi, si trova nell'Asia meridionale e orientale.
Cina e India rappresentano più di un terzo dell'esposizione globale.

TREMATODI DI ORIGINE ALIMENTARE

A causa dell'aumento delle temperature, si è registrato un incremento delle infezioni da trematodi di origine alimentare, che ogni anno causano disabilità e morte in tutto il mondo.
Le persone si infettano mangiando pesce, crostacei o verdure crude che ospitano le larve del parassita.
I trematodi di origine alimentare sono maggiormente diffusi in Asia orientale e in Sud America.
L’ infezione causa gravi malattie epatiche e polmonari.

ZOONOSI

Attualmente il 60% delle malattie infettive emergenti (EID) è di origine zoonotica. Molte EID hanno origine nella fauna selvatica e l'insorgenza di queste ultime è spesso dovuta a interazioni tra l'uomo, la fauna selvatica, le popolazioni di bestiame e l’ambiente in rapido cambiamento causato da brusche variazioni di temperatura. Le zoonosi emergenti rappresentano una minaccia immensa e crescente per la salute, l'economia e la sicurezza globali.

MALATTIE CAUSATE DALL’ACQUA INQUINATA

L'aumento delle temperature in molte parti del mondo ha portato a un sovraffollamento di insetti che vivono o si riproducono in acqua. Molti di questi nascono infetti e trasmettono malattie come la febbre dengue. Queste specie, note come vettori, si riproducono nell'acqua pulita e i contenitori di acqua potabile domestici possono fungere da terreno di coltura. Si stima che ogni anno 829.000 persone muoiano a causa dell'acqua potabile non sicura.

SCIOGLIMENTO DEI GHIACCIAI

Lo scioglimento dei ghiacciai contribuisce all'innalzamento del livello del mare e all'erosione costiera. Le calotte glaciali della Groenlandia e dell'Antartide sono le maggiori responsabili dell'innalzamento globale del livello del mare. Attualmente, la calotta glaciale della Groenlandia sta scomparendo quattro volte più velocemente rispetto al 2003 e contribuendo al 20% dell'attuale innalzamento del livello del mare.

PIOGGE MONSONICHE

I cicloni sono fenomeni naturali devastanti e possono produrre un'ampia varietà di impatti a breve e lungo termine sulle caratteristiche del territorio. I cicloni tropicali sono una delle catastrofi naturali che causano grandi disastri ambientali e socioeconomici. In India, ad esempio, le stagioni dei cicloni si dividono in pre-monsonica (aprile-maggio) e post-monsonica (ottobre-dicembre), le più frequenti che causano impatti negativi.

LA PAURA DEGLI IMMIGRATI

Gli immigrati negli Stati Uniti e in tutto il mondo hanno scatenato un senso di ansia collettiva. Gli abitanti di questi Paesi spesso considerano gli immigrati e i rifugiati la causa principale della disoccupazione, della criminalità, in altre parole una minaccia per il loro ambiente culturale e sociale.

MIGRAZIONE GIOVANILE DALL’EUROPA

Circa 82 mila giovani europei hanno deciso di partire: un aumento del 20,7% rispetto agli anni precedenti. Quindi più europei in fuga e meno stranieri in arrivo, che ora sono il 12,3% in meno rispetto agli anni precedenti. Ad esempio, in Italia la comunità straniera più rappresentata è quella rumena con 58.000 iscrizioni. Seguono le comunità provenienti dal Marocco (20mila), dalla Cina (17mila) e dall'Ucraina (13mila).

IMMIGRAZIONE IRREGOLARE

Il fenomeno degli immigrati irregolari che entrano illegalmente in uno Stato senza essere controllati è noto anche come "immigrazione clandestina". La maggior parte degli immigrati irregolari entra nell'UE legalmente con visti di breve durata, ma decide di rimanere nell'UE per motivi economici una volta scaduto il visto. Le statistiche del 2021 hanno mostrato un aumento del 57% dell'immigrazione irregolare in Europa e del 38% rispetto al 2019.

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